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guillermo saccomanno
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tropea
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La vivida memoria di un ottuagenario ci riporta all’anno più drammatico e straziante della storia argentina, il 1977, dopo che il golpe antiperonista ha istaurato la dittatura militare e la repressione prosegue feroce, instancabile con i suoi arresti incontrollabili anche per strada , le sue le torture più crudeli e le barbare esecuzioni.

Misteri, malefici, disgrazie preannunciati dallo strano ‘mentalist” chiaroveggente psicologo, l’albino Lutz, spingono il nostro protagonista e voce narrante, il professor di letteratura inglese Gomez, cinquantaseienne all’epoca, omosessuale, ‘cabecida negra’ (e cioè discendente dagli indios) ad addentrarsi in una narrazione dove paura, insicurezza, terrore strisciano subdolamente insinuandosi ad ogni pagina.

Con meticolosa e sgomenta puntualità descrittiva l’ormai ottantenne Gomez, facendo rivivere il suo coinvolgimento in quel girone infernale dell’inverno del ‘77 con un caleidoscopio di vite e di sensazioni, coglie anche l’occasione per offrirci una serie di flash back autobiografici gonfi di ricordi dolci amari.

Volente o nolente il professore sarò costretto ad aiutare due giovani, ospiterà la ragazza incinta Diana, quasi un’adozione forzata, scoprirà una strana storia che mischia ogni genere di amore etero e omosessuale alla paura, all’impotenza, alla sofferenza, all’angoscia di militanti rivoluzionari braccati.

Cronaca romanzata esasperata di verità sofferta, subita, sempre densa di emozioni che lasciano il segno.

patrizia debicke

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