Joe Lansdale

Qualche domanda anche per il web a Joe Lansdale già intervistato sul primo numero cartaceo di MilanoNera. Ha appena terminato di scrivere Vanilla Ride e sta per iniziare un nuovo romanzo ambientato in Italia, la nazione dove è più popolare dopo gli Stati Uniti.

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere?
To kill a Mockingbird di Harper Lee, non c’è nessuno dei miei libri che non avrei voluto scrivere.

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare…
Ho moltissimi libri sul comodino. Una collezione di racconti di Franz Kafka,
Back on my smile di Kasey Lansdale
To kill a Mockingbird di Robert Mulligan

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Si, io lo faccio da molti anni, e vivo bene grazie a dio…

Sei uno scrittore di genere o uno scrittore tout court?
Sono uno scrittore del genere “Lansdale”. Come nelle arti marziali, la mia arte si chiama “Lansdale”.

Qual è il rapporto tra la violenza fisica delle arti marziali e la narrazione?
Le arti marziali insegnano la fiducia in sé stessi e a controllare le emozioni. Mi interessa esprimere la metafora, il subbuglio interiore. Il movimento deve avvenire al momento giusto, bisogna saper dosare i movimenti e evitare la fiducia sciocca nei propri mezzi. A volte succede di essere troppo confidenti in sé stessi. Non importa quanto bravo sei, ci può essere una giornata negativa, si può essere stanchi, non si devono avere convinzioni sbagliate su sé stessi. Si deve avere sempre un controllo totale.
Non vivo nel passato, cerco di vivere meglio che posso nel presente. Sia nelle arti marziali che nella scrittura si impara di più dagli insuccessi che dai successi. Nei miei romanzi cerco di dare il meglio, come nelle arti marziali.

Leggendo le descrizioni di violenza si ha l’impressione di trovarsi di fronte a uno che sa di cosa sta parlando. Perché c’è violenza nei tuoi libri?
Ho sempre pensato che nel romanzo possa essere più vero della realtà. Tutto ciò che la gente scrive sotto forma di metafora è la parte migliore. Anche un cartone animato può contenere della violenza.

Che metodo usi per scrivere e cosa pensi del rapporto qualità quantità?
Credo nell’esercizio costante della scrittura.
Quando mi sveglio, dal lunedì al venerdì, scrivo per 3 ore circa e a volte anche durante il week end. Non è tanto la quantità di tempo quanto la qualità. Il massimo risultato lo ottengo con la giusta concentrazione. Io sono contento così, del resto vivo della mia scrittura.
Non credo nel blocco dello scrittore che molti temono.
Scrivo perché ho l’urgenza di raccontare storie, una dietro l’altra. E’ una cosa naturale per me.

Ambretta Sampietro

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