La mano sinistra di Dio



jeff lindsay
La mano sinistra di Dio
sonzogno
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Mi chiamo Dexter, Dexter Morgan e ne La Mano Sinistra di Dio vi racconto una delle poche vicende, se non l’unica, che è riuscita a coinvolgermi e ad emozionarmi, almeno un poco. Perché io fingo di vivere, o meglio, fingo di vivere come voi, fagocitati dalle vostre emozioni, dalle vostre paure, dalle vostre ansie, dalle vostre famiglie e dai vostri problemi. Io sono diverso, sono Dexter, sono senza coscienza, ed è proprio questa mancanza che mi permette di fingere di essere, di spingermi oltre con la menzogna, dissimulando il mio odio per il genere umano, donne comprese, per diventare l’affascinante, l’accondiscendente, il simpatico e comprensivo Dexter.

Sono un analista della Scientifica di Miami, ematologo, quindi immaginate la mia curiosità quando la mia sorellastra Deb, che anche lei lavora per la Polizia di Miami, buoncostume, mi coinvolge in un caso di serial killer di prostitute, i cui cadaveri vengono rinvenuti tagliati a pezzi, ciascuno avvolto nella plastica, senza neanche la traccia di una goccia di sangue, completamente ripuliti, un’opera d’arte. Rimango senza parole, come avrà fatto l’assassino? Magistrale.

Deb vuole il mio aiuto per una promozione a detective, si fida di me e mi vuole bene, per questo è l’unica persona per la quale provo simpatia. Deb sa di poter contare su di me per via del mio intuito, della mia capacità di entrare nella mente dei serial killer, di entrare nella mente di persone come me. Persone che si esprimono con l’arte dell’omicidio, dell’assassinio, della tortura fisica e psicologica. Io sono un maestro in quest’arte. Mi sono accorto di avere questo dono fin dall’età adolescenziale, ed anche mio padre adottivo, il padre di Deb, anch’egli poliziotto, se ne accorse.
Mi consigliò di incanalare e controllare quel qualcosa che sento dentro, io lo chiamo il Passeggero Oscuro, colui che mi fa sembrare una buona idea uccidere qualcuno, e aggiunse: “Puoi scegliere chi uccidere. C’è tanta gente che se lo merita, Dex…”. E con quelle poche parole dà una forma alla mia vita intera, a tutto me stesso, a chi sono e cosa sono. Quell’uomo meraviglioso che vede tutto e sa tutto. Harry. Il mio papà. Se solo fossi stato capace di amare, avrei amato Harry.

Il mio lavoro alla scientifica mi avvantaggia notevolmente nella ricerca dei colpevoli che sono riusciti a sfuggire alla giustizia; sono il serial killer dei killer.
Potete comprendere quindi il mio sconvolgimento emotivo, il primo, quando ho assistito al ritrovamento di quei pezzi lindi, simmetrici, ordinati. Ho quasi provato reverenza davanti ad un lavoro così ben fatto. Un altro attento, preciso, impeccabile serial killer come me, possibile? L’ho presa sul personale, soprattutto dopo i messaggi di sfida che l’assassino mi ha lasciato in casa. Questo è troppo. Accetto la sfida, con l’aiuto del mio intuito e del Passeggero Oscuro.

La serie televisiva che mi vede come protagonista è diversa nel finale da quello che vi narro io, sia in questo romanzo, che nel successivo Il nostro caro Dexter. Quindi leggete, non fate i cattivi, vi conviene.

barbara barbieri

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