Testa di tigre



Paul Halter
Testa di tigre
Mondadori
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Quasi simultaneamente vengono rinvenute due valigie, una alla stazione di Londra, l’altra presso la stazione di Leadenham, contenenti ciascuna due gambe e due braccia di donne. Il resto dei corpi non si trova. Ad indagare sul caso, una coppia di amici fisicamente ben assortita; il corpulento ispettore Hurst di Scotland Yard e l’alto e magro criminologo Alan Twist.

Un salto temporale di due mesi indietro ci porta proprio nel paese di Leadenham, ubicato ai piedi di una collina, nella campagna inglese, poco distante da Oxford. Qui incontriamo John McGregor, maggiore in riposo che ha prestato servizio in India per Sua Maestà per molti anni.

Il maggiore suole intrattenere i suoi ospiti con i racconti che lo vedono testimone delle più svariate magie da parte di santoni e fachiri indiani. Per convincere il più scettico del gruppo della veridicità di ciò che ha visto, una sera decide di invocare il genio malefico che si nasconde nel pomolo forgiato a forma di testa di tigre di un bastone in bronzo regalatogli da un indiano.

Durante l’esperimento, che ha luogo pochi giorni dopo il ritrovamento delle donne a pezzi, il maggiore muore e tutto fa credere veramente alla magia dato che il delitto, se di delitto si tratta, è avvenuto in una camera chiusa.
La trama ingegnosa di questo giallo legherà in modo logico tutti gli avvenimenti.

Leggendo il libro si è catapultati in quell’Inghilterra protagonista dei più originali enigmi nati dagli svariati scrittori britannici della cosiddetta età d’oro del giallo classico, e si ha la sensazione di star leggendo proprio uno di quei mystery, se non fosse che l’autore del romanzo sia Paul Halter, contemporaneo e francese, alsaziano.

Paul Halter esordisce nel 1987 con La quatrièm porte, edito in Italia da Il Giallo Mondadori con il titolo La quarta porta, con il quale vince subito il Prix du Festival de Cognac, a cui segue, l’anno successivo, un altro premio per il suo romanzo Le Broulliard rouge.

Probabilmente Halter è l’unico scrittore vivente capace di ricreare quell’atmosfera tanto cara agli amanti del giallo classico inglese, con l’ulteriore particolarità, da grande ammiratore di John Dickson Carr quale è, di cimentarsi sempre, nei suoi romanzi, con i delitti della camera chiusa.

Barbara Barbieri

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