Marco Bettini

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che non avresti voluto scrivere.
A sangue freddo. Provo ad avvicinarmi al modello ogni volta che scrivo un romanzo. I quattro che ho pubblicato mi piacciono ancora. Naturalmente adesso li scriverei meglio, ma porterei solo aggiustamenti senza cambiare l’impianto generale.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, e perché?
Non mi ritengo uno scrittore di genere. Semmai uso le regole del genere per raccontare storie che si rifanno alla realtà, politica e sociale, che mi sta intorno. Comunque ho in mente diversi romanzi che non sono affatto thriller. Devo solo trovare il tempo e l’opportunità di scriverli.
Genere o non genere, la regola da seguire è una sola: non annoiare mai.

Un “sempreverde” da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
L’isola del tesoro, I tre moschettieri, I miserabili. Per la canzone, Somebody to love, che ho usato nel mio ultimo romanzo. I film: Shining, Blade Runner, Otto e mezzo, C’era una volta il west, Pulp Fiction, I soliti sospetti e Prima della pioggia. Bastano? Sennò aggiungo Matrix, solo il primo però.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Certo! Il problema è: scrivendo cosa? Se la domanda è si può vivere di soli romanzi e relativi diritti la risposta è no. Ma di scrittura sì, comprendendo nella scrittura sceneggiature, testi per la tv, giornalismo, saggi etc, etc.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa, e perché?
Favorevole. Certo, non costituiscono un passaporto per la pubblicazione ma nemmeno il Conservatorio garantisce che gli studenti, superati gli
esami, diventeranno sicuramente concertisti.

davide fent

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