Dragons Forever



stefano di marino
Dragons Forever
alacrán
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Scrittore prolifico, autore di moltissimi romanzi di spionaggio sotto lo pseudonimo Stephen Gunn, Stefano Di Marino torna con Dragons Forever, recentemente pubblicato da Alcarn, a parlare di due sue passioni: le arti mariziali e il cinema.
MilanoNera l’ha intervistato.

Tu sei un grande esperto di arti marziali e un maestro dell’action thriller: da dove parte l’idea di un saggio sul cinema di azione e le arti marziali?
Da una grande passione per l’oriente in generale e per il cinema di genere in particolare. Questo libro fu puibblicato da Sperling con un altro titolo dieci anni fa. Poi ho scoperto che andava riscritto completamente. Abbiamo aggiunto dieci anni di cinema, le fotodei manifesti e moltissime altre cose. E’, a tutti gli effetti un libro nuovo anche perchè oggi il cinema di arti marziali non è più solo di Hong Kong o USA ma anche Tahi, Coreano, Giapponese. Una faticaccia, ma valeva la pena.

Tu hai scritto parecchi action thriller sotto pseudonimo genere molto “visivo”. Che influenza ha il cinema nella tua scrittura?
Moltissima. per me scrivere un romanzo è come girare un film. raccolgo moltissimo materiale iconografico, a volte faccio persino il casting…nella serie Il professionista c’è Bruce Lee vecchio tra i comprimari, la mitica Yukari Oshima e nell’ultimo gangland, visto che … giravo… a Milano uno dei personaggi è una nota pornostar mantovana che ho avuto modo di conoscere.

Nel libro parli di John Woo, di Bruce Lee di Jackie Chan… L’attenzione verso questo genere di film è ciclica o è costante? O forse dipende dagli attori?
Bruce e Jackie sono delle icone del cinema e non solo a Hong Kong, non puoi fare un passo senza trovare dei memorabilia, soprattutto nell’avenue of Stars che hanno inaugurato quest’anno. John Woo è stato per me un ispiratore e un innovatore: ha inciso moltissimo sul modo di ‘tagliare’ le scene ‘azione. ovviamente tutto variportato alla pagina scritta che è un altro media.

Si può scrivere di arti marziali in un romanzo o il mezzo migliore per raccontarle, perché più suggestivo, rimane sempre il cinema?
Come dicevo sono due modi di rappresentare l’azione diverso. Al cinema puoi fare cose spettacolari e irrealistiche. la gente ci crede solo per il fatto di vederle. In un romanzo le sequenze vanno contratte, devono essere più realistiche. Ci sono particolari- il dolore, la paura, dettagli vari- che si prestano di più alla parola scritta per dare l’idea del combattimento.

paolo roversi

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