A luce spenta



Roberto Santini
A luce spenta
Editrice Laurum
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Quello delle indagini di polizia ambientate nell’epoca fascista o nell’immediato dopoguerra è un filone ormai consolidato della letteratura gialla italiana, né gli mancano padrini illustri – tra tanti, Carlo Lucarelli e Leonardo Gori.

Roberto Santini , già autore di La regola del male (edito nel 2005 da Contatto Editore), vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica nel 2000, del premio Ghostbusters nel 2001 e del premio Giallocarta nel 2005, sta diventando un esponente di spicco di questo sotto-genere, e questo suo secondo romanzo, A luce spenta, edito dall’editrice Laurum, ne è un’ottima prova.


Se in La regola del male l’epoca era quella fascista, in questo romanzo le vicende si svolgono ancora a Firenze, nel primissimo dopoguerra, con le tensioni tra fascisti e antifascisti ancora ben vive. Protagonista è un commissario di pubblica sicurezza, Falco Ventura, che a causa di una ferita rimediata in servizio, una pallottola in testa, ha cominciato ad avere strane visioni, che lo mettono in imbarazzo e che deve tenere nascoste, per ovvie ragioni, ai superiori.

La storia comincia con la scomparsa di due bambine da un paese nei pressi del capoluogo; le ricerche coinvolgono il commissario Ventura, che in un precedente incarico a Verona ha risolto un caso simile, ma ben presto si complicano, sia perché saltano fuori due casi simili avvenuti in anni precedenti – per l’appunto in epoca fascista – sia perché alcuni dei personaggi fanno una brutta fine: chi ha rapito le bambine pare non voglia lasciarsi dietro nessuno che possa raccontare qualcosa sulla vicenda.

Anche in questo romanzo la scrittura di Santini è nervosa ma gradevole, intervallata da brevi flash lirici, immagini apparentemente avulse dalla storia. Un bel libro, a conferma che il giallo italiano ha ancora molte frecce al suo arco.

Ugo Mazzotta

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