Jean-Christophe Grangč in pillole

Al festival Grinzane Cinema 2007 Jean Christophe Grangč ha ricevuto il premio per il miglior libro dal quale č stato tratto un film (I fiumi di porpora). In quest’occasione ha concesso un’intervista a MilanoNera.
Oltre che in Francia, Grangč ha avuto molto successo negli Stati Uniti. In Italia alcuni dei suoi libri, I fiumi di porpora, Il volo delle cicogne, La linea nera, Il concilio di pietra, L’impero dei lupi sono stati pubblicati da Garzanti. L’impero dei lupi č stato tradotto dallo scrittore Alessandro Perissinotto che ha fatto anche la revisione delle traduzioni dei precedenti romanzi.

« Sono contento di avere ricevuto questo premio perché mi hanno dato parecchi soldi. Ho un buon ricordo della realizzazione del film tratto da I fiumi di porpora, e mi ritiengo fortunato che sia stato diretto da Kassowitz perché ha saputo mettere bene in risalto il mio rapporto con la montagna. Da ognuno dei miei libri in Francia č stato realizzato un film, in questo momento ben tre film sono in fase di realizzazione e spero che abbiano successo.
Di solito ambiento le mie storie in luoghi che fanno paura, trovarmi a Stresa, sul lago Maggiore, un luogo cosě romantico, ma inadatto ai miei film, mi fa venire voglia di scrivere un giorno un romanzo d’amore.
Dopo aver terminato gli studi ho iniziato la carriera di giornalista free lance. Per i miei reportage dovevo trovare soggetti legati alla violenza, alla mafia. Il mestiere di giornalista č simile a quello di detective. Quest’esperienza mi ha lasciato ricordi forti, i soggetti dei miei libri sono tratti dai reportage« .

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Avrei voluto scrivere I Sillabari di Goffredo Parise, non hanno niente a che vedere con quello che scrivo ma sono come un dizionario dei sentimenti unami quali l’amore, l’amicizia. E’ qualcosa di fantastico e trovo che sui sentimenti umani si dovrebbe conoscere di piů.

Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
E’ un dibattito interessante, « di genere » č un concetto negativo e piů limitato di « tout court ».
In Francia vi sono dei pregiudizi sul romanzo poliziesco, credo che lo scrivere un buon romanzo poliziesco sia un’ottima cosa e sono contento di scriverne. Si segue sempre un fine profondo, il mio fine č catturare l’attenzione del lettore e la grande letteratura in Francia non cattura il lettore. Amo parlare con la gente. Mi fa molto piacere quando incontro dei lettori che mi dicono che a causa dei miei libri sono rimasti svegli fino alle tre o che hanno mancato la fermata del metro perché intenti nella lettura.

Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare…
Sul mio comodino un autore, James Ellroy, la canzone Life on Mars di David Bowie, un capolavoro della musica pop, il film l’Esorcista 1 di William Friedkin

Si puň vivere di sola scrittura oggi?
Il problema č se si vendono libri o meno. Vivo dei miei libri. Sono tra i dieci scrittori in Francia che lo fanno. Lavoravo come giornalista, piano piano ho smesso. I miei ricordi nutrono i miei libri.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchč?
Non penso che si possa imparare a scrivere, l’arte non č qualcosa che si apprende, il mio metodo č guardare come fanno gli altri, bisogna leggere i libri degli altri. Questo vale anche per il giornalismo.

Tu hai visto la trasposizione cinematografica di un tuo libro: che effetto ti ha fatto? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?
Non si perde qualcosa, ma si trasforma il libro in un’altra cosa.
Buoni libri possono trasformarsi in cattivi film e viceversa.
Partecipo alla realizzazione dei film e a volte scrivo da solo la sceneggiatura.

ambretta sampietro

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