A bocca chiusa



Stefano Bonazzi
A bocca chiusa
Fernandel
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Torna pubblicato dalla casa editrice Fernandel A bocca chiusa, il primo romanzo di Stefano Bonazzi, già edito nel 2014 per la Newton Compton.
In una periferia assolata e umida di caldo, un bambino si trova affidato alle cure del nonno materno. Quando pensiamo alla figura del nonno, immaginiamo sempre una figura saggia, con i capelli bianchi, che dedica il proprio tempo a giocare e crescere i propri nipoti. In “A bocca chiusa” il nonno rappresentato sembra un orco. Il nonno, camionista instancabile che a bordo del suo mezzo ha girato tutta l’Italia, si trova a causa di una malattia invalidante, costretto a letto, chiuso in casa, assuefatto agli antidolorifici. Cova dentro di sè una rabbia enorme, che riesce ad alleviare solo con la violenza. Quando si ritrova, suo malgrado, a doversi prendere cura del nipote, un bambino di 10 anni, l’insofferenza che prova e la rabbia trovano una valvola di sfogo. Il bambino è lasciato tutto il giorno da solo, su un tappeto rosso, che nella sua testa rappresenta il suo posto sicuro, senza uscire mai, senza poter parlare con nessuno, unica compagnia una scatola di mattoncini Lego. Il nonno-orco è convinto che così facendo proteggerà il nipote dal mondo, quel mondo che lui odia con tutto se stesso, ma che un bambino di 10 anni ha il diritto di scoprire. Quando il piccolo, spinto dalla curiosità, riesce a uscire e a giocare con altri coetanei, il nonno inasprisce ancora di più l’isolamento, chiudendolo in balcone, esposto al caldo e al sole. Sarà un incidente domestico a porre fine alla prigionia del bambino, per aprirne un’altra ancora più spaventosa: l’impossibilità di parlare. Il bambino cresce e diventa un adulto incapace di vivere la vita, si condanna alla solitudine e all’uso di psicofarmaci e sostanze psicotiche, ne sperimenta gli effetti, li documenta cercando sempre il punto di non ritorno, in un susseguirsi di immagini tra reale e allucinazioni che spiazza il lettore pagina dopo pagina.
“A bocca chiusa” è un romanzo difficile, crudo, brutale, ha un ritmo inizialmente lento, ma che presto diventa serrato,  che ci trascina nell’angoscia del protagonista, ci porta sull’orlo del baratro insieme a lui, che è solo un bambino di 10 anni a cui è stata negata l’infanzia e che diventerà un adulto problematico, asociale, al limite dell’instabilità mentale. A bocca chiusa, perché il protagonista non può e non vuole parlare, ma a bocca chiusa anche tutti coloro che forse avevano intuito il disagio del piccolo e non hanno potuto, o voluto, fare niente. Stefano Bonazzi, al suo esordio, ha scritto un romanzo bellissimo, ha fotografato il disagio infantile che si ripercuote nell’età adulta, in un gioco di chiaro-scuri dove vittima e carnefice si mescolano portando ad un finale per nulla scontato, che lascia senza fiato tanto è l’odio che scorre in tutto il romanzo. Un libro che non è certo per tutti, ma per chi lo saprà apprezzare sarà un’esperienza indimenticabile.

Lucia Cristiano

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