A regola d’arte



Stefano Tura
A regola d’arte
Piemme
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Londra. Durante una serata evento per una mostra di opere d’arte violente e dissacranti, sistemato come se fosse una della tante composizioni, viene rinvenuto il cadavere sgozzato di un uomo.
Le prime indagini rivelano che la vittima era, apparentemente, senza nemici. Un uomo famoso e conosciuto da tutta la Londra che conta e amico di tutti gli imprenditori italiani che vogliono fare affari e avere successo in Gran Bretagna.
L’ispettore Riddle, incaricato delle indagini, capisce subito di avere tra le mani un caso delicato.
Deve scoprire il colpevole senza pestare i piedi dei personaggi importanti che gravitavano intorno alla vittima. Il caso deve essere chiuso in fretta e senza clamore, ma Riddle, non ci sta… come non ci sta a Bologna l’ispettore Gerace, figura ricorrente in tutti i romanzi di Tura, che ancora non si dà pace per quelle bambine scomparse anni prima e delle quali non si è più avuta notizia. Il caso di “Filippo il pagliaccio” non solo è ancora aperto, ma Gerace ha ricevuto da poco una mail in cui l’omicida gli chiede di fermarlo.
L’aiuto della vice ispettrice della scientifica, esperta investigatrice del web, nonché sua compagna, si rivela fondamentale: le tracce portano proprio a Londra ed è lì che che si sposta tutta l’azione, dove nel frattempo si sono susseguite altre morti nel mondo della city che conta.
Entrambe le indagini continuano, in modo ufficiale e non, e fondamentale diventa il ruolo giocato da Peter McBride, detto BigMac, poliziotto non convenzionale. cresciuto nei ghetti violenti che circondano la metropoli, che non esita a ergersi a giudice e ad amministrare la giustizia, la sua.
Con A regola d’arte, Stefano Tura riprende fila e personaggi dei romanzi precedenti, creando una trama complessa che tratta di pedofilia, tema odioso e molto, molto delicato da trattare.
Soldi, denaro, arte e potere sono gli altri ingredienti di questa storia che ha come sfondo una Londra guardata con occhio estremamente realistico e critico. Una città nella quale enorme è il contrasto tra il centro finanziario ricco e snob, corrotto e in odor di mafie, e la povertà e la violenza dei ghetti nelle mani delle gang in perenne lotta tra loro.
Se gli ambienti sono corrotti e amorali, dediti al compromesso e al servilismo, i poliziotti creati da Tura sono invece tutti spiriti liberi, animati dal sacro fuoco per la verità che non sempre però fa il paio con la Giustizia delle istituzioni.
A regola d’arte è un romanzo d’azione e di riflessione al cui ritmo avrebbe forse giovato un minor indugio nelle descrizioni, eccessivamente attente al dettaglio, soprattutto nella prima parte.
Finale azzeccatissimo!! 

Cristina Aicardi

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