Ai morti non dire addio



Brian Freeman
Ai morti non dire addio
Piemme
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Sono passati nove anni dalla morte della moglie Cindy, Jonathan Stride ha una nuova compagna, ma i fantasmi del passato continuano a tormentarlo. Il nuovo romanzo di Brian Freeman, “Ai morti non dire addio” (il settimo con protagonista Stride), è un continuo rimbalzare fra presente e passato. Fra un’indagine in corso e un vecchio caso apparentemente risolto. C’è un perfetto equilibrio fra le due diverse sequenze temporali e il tuffo nel passato di Stride aiuta il lettore a capire qualcosa di più del personaggio. Fornisce risposte convincenti per capire la sua personalità, i suoi punti deboli e i sensi di colpa che gli impediscono di vivere serenamente la sua “seconda vita”. A complicare la situazione contribuisce il dubbio di aver commesso il terribile errore di aver condannato alla prigione un’innocente. La forza del personaggio è proprio nelle sue debolezze e nella sua umanità. Non è un eroe, non prende sempre le decisioni giuste perché nella realtà non funziona così. Le persone non sono semplici, al contrario. E nella loro complessità c’è un mondo intero. E allora Stride sbaglia, ne è  cosciente e si sforza continuamente di rimediare ai suoi sbagli, spinto da un forte senso etico e da una incredibile determinazione a cercare sempre la verità dei fatti. C’è una grande certezza che aleggia sull’intero romanzo: i peccati del passato non possono rimanere sepolti per sempre e prima o poi bisogna sempre pagare il conto.
Il ritmo è incessante, la trama un puzzle ben congegnato e la parte legal sviluppata con cognizione di causa, ma è sulla psicologia dei personaggi che è stato svolto il lavoro più interessante. Quel tipo di lavoro che, una volta finito di leggere il romanzo, porta il lettore a chiedersi cosa succederà dopo, come continueranno le loro storie. Se risolveranno o meno i loro problemi. Ed è per questo motivo (oltre alle indubbie capacità di saper confezionare storie accattivanti) che gli affezionati lettori di Freeman non si accontenteranno di divorare “Ai morti non dire addio”, ma aspetteranno si ritrovare i protagonisti di questa storia per continuare il cammino insieme a loro.

 

Ferdinando Pastori

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