Ai morti si dice arrivederci – Luigi Guicciardi



Luigi Guicciardi
Ai morti si dice arrivederci
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«Conosci le Pie Operaie di San Giuseppe?» Cataldo non le conosce ma è quello il subdolo amo teso dal questore, il rotondo e pacifico dott. Fassarini, e al quale è costretto ad abboccare. Insomma il questore ha un altro impegno o altro da fare e Cataldo, tutto  tirato a lucido deve rappresentarlo la domenica successiva presso il loro convento alla Sacca. Dove ci sarà un evento molto importante: la presentazione alla città di alcuni preziosissimi dipinti di Guido Reni e scuola che si credevano perduti. E, in un’entusiastica esibizione di cultura, il questore gli ripete i nomi ad alta voce, addirittura  leggendoli da un foglio  davanti a sé:  Santa Cecilia e l’angelo e Il giudizio di Paride, del primo Seicento. Ah, poi aggiunge, anche gli altri: due dipinti della scuola del Reni, un Lana e un Boulanger. E quindi, deve andare a suo nome a quella benedetta occasione. Due dipinti dunque di Guido Reni, uno tra i grandi pittori del seicento italiano, dipinti per secoli ritenuti scomparsi addirittura  perduti e invece miracolosamente ritrovati, restaurati e donati assieme a altre due opere di artisti della loro scuola  da una Fondazione al convento della Sacca, antico convento Delle monache Pie Operaie  di Modena. Sì certo il nome di Guido Reni lo conoscono in tanti, pensa Cataldo. Ma per il resto… Certo sarà un evento bello, eccezionale ma  di poco richiamo, si sa l’arte antica e poi una donazione fa poca notizia, vuoi mettere l’uscita di un nuovo singolo di una star dall’ugola d’oro?  Insomma, suo malgrado costretto a partecipare alla cerimonia in veste di rappresentante ufficiale  della questura, il commissario capo Giovanni Cataldo non può  immaginare che gli ordini superiori lo costringeranno ad affrontare prima una affettata cerimonia cittadina, poi una imprevedibile catena di delitti.
Cataldo, che non è più un ragazzino, ha raggiunto il culmine della maturità professionale. Arrivato a Modena quarantenne,  da vent’anni ormai, si sente quasi modenese. Si è ambientato in città, ha persino imparato il dialetto. Si era anche felicemente sposato e aveva avuto due figli ma come abbiamo imparato dai precedenti romanzi, i troppi  impegni lavorativi e la continua lontananza da casa hanno rotto il suo matrimonio. Ora, a quasi sessant’anni è solo. Sua moglie si è legata un avvocato calabrese e con i bambini si è trasferita da lui a Reggio. A conti fatti è  costretto a convivere con i brandelli di una  vita affettiva, con i ragazzi che crescono lontano e vede e conosce appena attraverso Skype e l’illusione di nuovi rapporti che si sfilacciano presto.
Ma torniamo alla cerimonia, allo splendore dei dipinti ritornati alla luce, all’ammirazione del pubblico e a quella dei fedeli. Splendore ben presto tuttavia crudelmente contrapposto alla prima inspiegabile e misteriosa morte dell’anziana suor Alda, sofferente ma ancora attiva e dalla mente lucida, tanto da continuare a  insegnare alle giovani allieve. Morte che si vorrebbe far passare per suicidio ma certi strani indizi pur studiati ad arte non traggono in inganno  il nostro commissario. Un suicidio che pare impossibile dato il carattere e la personalità di Suor Alda. Dagli accurati approfondimenti del medico legale verrà fuori infatti che la sua  morte era  un omicidio abilmente camuffato da suicidio. Ma chi e perché?  In quell’ artefatta e oscura atmosfera conventuale il commissario  e i suoi uomini devono approfondire, indagare, stare  all’erta. E tuttavia  tutto questo non impedirà che vengano colti di sorpresa da un secondo barbaro omicidio, quello di una giovane novizia, stavolta.  Omicidio che porterà Cataldo a scoprire che la clausura del convento della Sacca presenta luci e ombre e che le antiche mura, peggio di un colabrodo, nascondono misteriosi accessi che rimandano ad altri tempi dimenticati. La giovane vittima prima di scegliere di dedicarsi a  Dio era stata fidanzata. Il pur doveroso fermo del giovane innamorato, obbligato da pressioni dall’alto e mediatiche, non convince affatto il commissario capo.  Qualcosa in quella faccenda non quadra. A ben guardare  gli pare di sentir scivolar via come acqua, la verità dalle mani, tanti piccoli indizi portano altrove e persino  nell’ambiente conventuale pare aleggiare un senso di complice e diffusa  omertà. Poi infine, come se non bastasse, ci sarà  un terzo, imprevedibile delitto,  pronto a ingarbugliare  e a rendere praticamente irrisolvibile quel rebus insanguinato. Ma ai morti si dice arrivederci e non addio, perché ogni vittima che chiede giustizia non può e non deve essere dimenticata. Ragion per cui a  Cataldo ormai impelagato in un’indagine complessa e sul filo del rasoio non resta di intestardirsi, scavando dentro e fuori il monastero, con lo scopo di approfondire alcuni strani fatti perché legati  alla psicologia delle suore e di chi magari era in contatto con loro. La prima morta ad esempio, suor Alda, pur anziana, gestiva l’archivio e conosceva a menadito  tutti i misteri del convento… E troppo spesso i delitti del presente sono collegati a errori del passato…
Passato che pare volersi riaffacciare all’improvviso anche per Cataldo con il probabile  ritorno sulla  scena di Alice sua moglie  dopo avergli fatto intravedere una possibile nuova fantasiosa svolta alla sua vita sentimentale. 

Patrizia Debicke

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