Alba nera – Giancarlo De Cataldo



Giancarlo De Cataldo
Alba nera
Rizzoli
Compralo su Compralo su Amazon

Giancarlo De Cataldo è tante cose. È il giudice che ha prestato la sua opera in processi penali di alto profilo, è l’editorialista di lusso di quotidiani come Paese Sera, la Gazzetta del Mezzogiorno e Il Messaggero, è il sottile analista di personaggi storici e temi dirimenti della società contemporanea, ma è soprattutto l’autore di un’opera colossale della letteratura italiana come Romanzo Criminale.
Osannato da pubblico e critica, reso immortale e proiettato sulla scena internazionale dalle immagini di una serie TV con interpretazioni che hanno consacrato attori emergenti come Vinicio Marchioni e Francesco Montanari, il padre del moderno crime italiano ritorna sugli scaffali delle librerie con Alba nera, una storia ambientata a Roma, patria adottiva violenta, sporca e maligna come nei peggiori momenti della sua millenaria storia.
De Cataldo è artefice di una sterminata produzione letteraria composta da saggi, romanzi storici e opere focalizzate sul racconto della moderna criminalità organizzata. Attraverso il celebre “Ciclo capitolino”, iniziato dal già citato Romanzo Criminale, l’autore ha consegnato ai lettori un’inebriante cronaca dei fatti della Banda della Magliana, proseguendo il resoconto romanzesco dell’Underworld romano attraverso Suburra e La Notte di Roma, scritti in collaborazione con Carlo Bonini di Repubblica e ispirati alle vicende di Mafia Capitale. Questo eclettismo ha spesso fatto superare la semplice definizione di “noir” per il lavoro del giudice di origini pugliesi, non a caso inserito dai Wu Ming tra i fondatori del cosiddetto New Italian Epic, genere letterario che, secondo il collettivo bolognese, avrebbe rivoluzionato la narrativa italiana negli undici anni compresi tra il 1993 e il 2008.
Come si colloca Alba nera rispetto alla storia di De Cataldo?
Il romano edito da Rizzoli concentra elementi tradizionali dell’opera del magistrato ma mostra innovazioni rilevanti. La scenografia è ancora quella offerta dalla Capitale. Come nei precedenti episodi ambientati nell’Urbe, all’interno del racconto trova spazio un’analisi della gestione occulta del potere, dei silenziosi sommovimenti degli apparati di sicurezza dello Stato ma, questa volta, emerge un protagonista diverso dal solito, in linea con i trend della narrativa poliziesca degli ultimi anni: una sbirra.
Si tratta di Alba Doria, affascinante e ultra-efficiente funzionaria di PS dotata di un piccolo, inquietante tratto distintivo: è affetta dalla Triade Nera, una psicopatologia diagnosticata a grandi criminali e a personaggi vincenti di ogni categoria che si caratterizza per l’estremo narcisismo del soggetto colpito, per il disprezzo verso il prossimo e per l’abilità manipolatoria. La poliziotta è accompagnata da due vecchie conoscenze: il Biondo, guardia tutta d’un pezzo con cui ha condiviso l’alcova, e il dottor Sax, noto Giannaldo Grassi, genero di Cono di Sangiorgio, pezzo grosso dei servizi segreti soprannominato Volpe Grigia. Il tentato omicidio di una donna, ferita gravemente e immobilizzata con le tecniche dello shibari, fa riemerge dal passato l’incubo di un assassino seriale attivo nel mondo del sesso estremo e del BDSM, un predatore che prepara la tela per le sue vittime scandagliando il Deep Web, la smisurata porzione occulta della rete in cui è possibile acquistare un mitra Ak-47 ma anche una slave.
La consueta cinica descrizione del mutevole concetto di verità e della tacita e quotidiana abitudine a manipolarlo da parte dell’uomo intento a raggiungere i propri fini, partigiani o meno essi siano, contraddistingue il cuore della storia e appare tra le righe nella gran parte delle pagine del romanzo. L’ironia amara ma esplosiva di De Cataldo, a cominciare dalla stessa nomenclatura dei personaggi, è uno dei tratti che rendono unica e inconfondibile la sua produzione letteraria, infondendo una profondità tangibile e una visibilità effettiva agli eventi descritti.
Gli uomini e le donne che animano i capitoli di questo nuovo romanzo non raggiungeranno probabilmente le vette narrative del Dandy o del Samurai, non colpiranno forse il lettore come Nicola Scialoja o Stalin Rossetti, ma senza dubbio, molto presto, si parlerà ancora della Divisione nera capitanata da Cono di Sangiorgio e delle “brillanti” condotte dal commissario Alba Doria.

Thomas Melis

Potrebbero interessarti anche...