Alle porte della notte – Paolo Roversi



Paolo Roversi
Alle porte della notte
Marsilio
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Tutto comincia con una rapina da manuale ad una gioielleria di via Montenapoleone a Milano. Il commesso ferito, la commessa spaventata a morte, i due banditi che fuggono con la refurtiva. Ma siccome qualcosa va storto, si trovano la polizia alle calcagna.
Inseguimento lungo le strette vie del centro, carosello spettacolare delle auto, inevitabile tamponamento a un semaforo, sparatoria, una vittima. L’azione è così veloce, precisa, fluida che, leggendo, pare di stare dentro un film. Del resto i fan dell’autore lo sanno : la scrittura visuale,  una specialità di Paolo Roversi, letteralmente risucchia il lettore dentro l’azione.
Ma questo non è l’unico pregio.. In questo romanzo, sostenuto fino all’ultima riga da una trama intricata, piena di personaggi, uno più stravagante dell’altro, e di colpi di scena scoppiettanti come fuochi d’artificio eppure coerenti e credibili, a fare la differenza è una storia che potrebbe capitare e forse in qualche luogo è capitata. Di sicuro potrebbe diventare il soggetto per un film d’azione di quelli che però non si basano solo  su inseguimenti, sparatorie e scazzottature, ma, azione dopo azione, compongono il puzzle di una società malata che si sfianca nella ricerca di due cose: la ricchezza e la vendetta.
Protagonisti sono due vecchie conoscenze dei lettori di Paolo Roversi : il giornalista hacker Enrico Radeschi, riemerso da una lunga latitanza durata otto anni durante la quale si era reso irreperibile per sfuggire a un assassino dal soprannome evocativo: Hurricane, e il vicequestore aggiunto Loris Sebastiani che, eterno toscanello fra le labbra, lo coinvolge nelle indagini in qualità di consulente per sfruttare sia il suo intuito, sia la sua capacità di scorrazzare nel web in modo non sempre limpido e legale, ma in fondo quello che conta sono i risultati, no?
Naturalmente intorno a questi due personaggi si muovono gli amatissimi (dai lettori) comprimari : Diego Fuster, l’alter ego di Radeschi,  l’uomo che parla per proverbi; Andrea, l’aspirante giornalista che si occupa a tempo pieno del sito Milanonera (si, proprio quello creato e diretto dall’Autore nella realtà e che ora ospita questa recensione); il sovrintendente Sciacchitano, lo sbirro che fa tutto quello che gli viene comandato perché qualcuno che lavora ci vuole ; l’enigmatico, pericoloso Danese dall’incerta nazionalità . E non bisogna dimenticare l’armadillo di famiglia che socializza con l’iguana Iris, deliziosa creatura  che abita sotto la biancheria intima del Danese da dove fa  capolino di tanto in tanto. Il povero Buck, il cagnone di Radescbi affidato alle cure di Diego Fuster durante la latitanza e, infine, il piccolo Rimbaud, il chihuahua di Enrico, new entry per la storia ma non per la vita reale dell’autore.
Che cosa anticipare della trama? Solo che la rapina con cui prende l’avvio la vicenda coinvolgerà anche l’Interpol e che la cattura dei rapinatori aprirà scenari insospettabili che rimandano al passato.
Un bellissimo romanzo nel quale niente è banale o scontato, a cominciare dallo stile pervaso di sottile ironia che alleggerisce la tensione sfociando a tratti nella comicità.

Adele Marini

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