Andrea Cotti: “Luca Wu, il protagonista del mio romanzo è una figura epica”

51i7xndroTL._SX325_BO1,204,203,200_Il suo libro “Il cinese” (Rizzoli) è la sorpresa di questi ultimi giorni settembrini; Andrea Cotti, scrittore e sceneggiatore che in passato ha gestito una libreria a San Giovanni in Persiceto, ha fatto centro con questo noir che affronta un tema, quello relativo alla mafia cinese (anche il poliziotto protagonista, Luca Wu è un cinese che vive in Italia da anni), che per gli scrittori italiani è sempre stato tabù. Si è parlato nella letteratura noir, di mafia kosovara, di mafie russe e slave, di mafia nigeriana, ma quella cinese non trova spazio in nessun autore. Cotti non è uno scrittore alle prime armi, ha pubblicato diversi romanzi tra i quali “Lo stesso discorso di sempre” e “Che brutto nome mi hanno dato”, “Stupido” e “Francesco vola”, questi ultimi due sono romanzi per ragazzi. Dalla sua opera “Un gioco da ragazze” è stato tratto l’omonimo film, così come dal libro “Stupido deriva” il film “Marpiccolo” (2009). Scrive anche sceneggiature: “L’ispettore Coliandro”, “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio”. I giudizi lusinghieri di Giancarlo De Cataldo e Chertian Frascella, incidono sull’autostima, ma a riempirlo di gioia sono i commenti che sui social scrivono le sue lettrici, definendo questo libro qualcosa che va oltre il genere, che s’insidia nelle pieghe della natura umana.

Come è nato questo libro?
Prima è nato Luca Wu, il protagonista, un cinese che vive in Italia da anni e come tanti suoi colleghi di origini cinesi provenienti dalla Cina, che fanno parte dell’Arma, lui però è un poliziotto. Volevo raccontare un eroe. Un personaggio che avesse una propria complessità ma anche dei lati oscuri, che fosse però un buono che lotta contro i cattivi. Inoltre doveva essere un esperto di arti marziali. Sapevo che nella storia sarebbero entrate le Triadi. Ma Wu è nato davvero quando Francesco Sisci, uno dei più importanti sinologi italiani, mi ha detto che un poliziotto italiano che indaga sulla mafia cinese non scoprirebbe niente: “Perché non fai che in modo che il tuo protagonista sia italiano ma di origine cinese?”. Lì mi si è accesa la lampadina, ho pensato che avrei voluto farcela e dopo quasi cinque anni di lavoro è nato questo romanzo che sembra avere i riscontri che non mi aspettavo, anche se è molto presto per parlarne, il libro è infatti uscito il 4 settembre”.

42347394_2083118638615403_5803269667581591552_nQuesto romanzo non è soltanto un noir, è un libro che racconta i misteri di un universo sconosciuto…
“E’ un libro che va oltre il genere, è il racconto di un mondo conosciuto negli archivi delle Forze dell’ordine ma non dalla gran parte delle persone. Il personaggio di Luca Wu affascina, tradisce la moglie soltanto con donne italian perché forse è alla ricerca di una propria idenetità; soprattutto le lettrici sono affascinate da questo poliziotto anomalo. Luca è un protagonista molto diverso dagli altri, a tratti sa essere epico”.

Anche le ambientazioni provengono dal reale…
“Sono emiliano ma ho vissuto quindici anni a Roma, quei posti li conosco, li ho frequentati in modo particolare durante la stesura del romanzo, Tor Pignattara, la Garbatella e l’Esquilino, sono le zone in cui si aggira la popolazione e di conseguenza anche la mafia cinese”.

Quali sono le prerogative di questa organizzazione?
“I delinquenti cinesi agiscono sotto traccia, detestano la mediacità, risolvono con le mazzette e non con il coltello o le armi da fuoco i loro problemi; il desiderio di ogni malavitoso è quello di fare soldi, tanti soldi e poi accasarsi nella legalità. Diversi da tutti gli altri, i cinesi in Italia sono inseriti benissimo”.

Un’ultima domanda, i suoi autori italiani preferiti?
“Fin troppo facile: Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo, Sandrone Dazieri e Carlo Lucarelli, anche se Luca Wu assomiglia un po’ a uno dei protagonisti di John Connolly”.

La storia comincia con una rapina che degenera in un duplice omicidio. Un uomo, e la sua bambina di quattro anni. C’è un’indagine che assomiglia a una scatola cinese, e una verità che svelandosi ne contiene sempre un’altra, e poi un’altra ancora, ognuna più atroce della precedente. L’unico che può aprire questa scatola cinese è un poliziotto. Italiano ma di origine cinese. Luca Wu. Solo lui, passo dopo passo, può arrivare alla verità ultima che riguarda il Male, i suoi meccanismi e la sua ferocia. Per arrivarci, però, dovrà riuscire a mettere insieme le diverse parti della sua stessa identità, perennemente spaccata in due. E dovrà essere disposto a rischiare la vita.
Ecco, questo in breve è il romanzo, il suo nucleo.
E se c’è un messaggio, è che la verità è sempre molteplice, complessa e se si vuole arrivare a scoprirne la radice più profonda bisogna innanzitutto mettere in discussione se stessi.
MilanoNera ringrazia Andrea Cotti per la disponibilità
Qui la nostra recensione a Il cinese

La foto di Andrea Cotti è di  Antonella Cecora e  Simone Damiani

Mauro Molinaroli

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