Arsenale di Roma distrutta



Aurelio Picca
Arsenale di Roma distrutta
Einaudi
Compralo su Compralo su Amazon

Arsenale di Roma distrutta è un’opera atipica: un’autobiografia dell’autore ma anche di Roma, di una Roma sotterranea, nella quale Picca codifica un cinquantennio di vita della Capitale raccogliendo immagini e volti, collocandoli nel labirinto delle strade che senza soluzione di continuità seducono il pianeta da quasi tremila anni.
È la Roma di Long John Chinaglia, delle botte tra ultras per il dominio della Curva Sud. Quella del 747, del Pozzo e del Penny di Frascati, luoghi dove pariolini e coatti misurano differenze e interessi in comune. La Roma della rapina al treno, pianificata e messa in atto dal boss sfigato er Bavoso assieme al fratello minore er Bavosetto. È la Roma dei famigerati scorci dove hanno versato il sangue innocenti e colpevoli, dove hanno sputato fuoco rivoltelle e mitragliatrici Scorpio: via Fani, via Caetani, via Orazio e le altre. La Roma del clan dei pesciaroli guidato da una potente matrona, dedito ai prestiti a strozzo, con un futuro di peso nei fatti di sangue della criminalità capitolina degli anni ‘80.
È il grande racconto del puglie eroe Nino Benvenuti, figlio adottivo della Lupa, che contro Carlos Monzon, avversario dal destro infido, incontra il criminale, il primo di Roma, prima dei Marsigliesi, di Lallo lo Zoppo e di Franco Giuseppucci detto er Negro. Come i pugili, artisti e criminali sono due facce della stessa moneta, pronti a crepare pur di raggiungere l’assoluto.
È la Roma del 17 febbraio 1977 che arriva portando con sé la Signora Eroina, la paura delle malattie veneree e l’amore triste per Claudia, morto tra le spighe di un campo o sul sedile del passeggero di una berlina. Nel 1979 l’apertura dei locali punk, i tossici a ogni angolo, gli schizzi di roba nelle vene e di sangue marcio sulle pareti. Solo due o tre anni ancora di buio e di underground. Poi più nulla, poi la Roma da bere piena di buffi.
Testaccio, nera di una pestilenza antica inoculata dalla politica e dalla violenza, diventa la Testaccio della movida e di una malattia moderna. E Picca, che girava per la vecchia Roma con una maschera da Zorro, inizia a frequentare l’Open Gate e il Much More dei Parioli, accompagnato da una bambolina Barbie. Gli anni ‘80 si allungano inseguendo le strisce bianche di bamba, un caro amico criminale muore e in omaggio porta una Ferrari Testarossa.
Potrebbe essere la fine, ma non lo è. Perché tutto è molto più semplice, e dopo anni, in una notte tra milioni di questa Roma eterna, mezzo sfilatino con polpette e qualche bicchiere di rosso di Frascati riescono a salvare il mondo intero.

 

 

 

 

 

 

 

 

Thomas Melis

Potrebbero interessarti anche...