Assassinio alla Targa Florio



Carlo Barbieri
Assassinio alla Targa Florio
Flaccovio
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Ancora intrighi e delitti per il quarto romanzo dell’arguta serie che vede come protagonista il commissario Mancuso della sezione omicidi di Palermo.
Torna gloriosamente in scena il personaggio cult di Barbieri, ormai quasi stabilmente ed emotivamente accasato con la Giusi. Già proprio lei, la figlia della signora che abita sotto casa sua, che conosciuta meglio, si era rivelata bella, simpatica e intelligente e proprio lei che, involontariamente o quasi, mette Mancuso nelle peste, coinvolgendolo in una strana indagine che parrebbe senza capo né coda.
Qualcuno – perché poi? – ha crudelmente ucciso Targa e Florio gli adorati cani di Elena Ventimiglia, una vecchia ma lucidissima signora di ottantotto anni, proprietaria di una villa settecentesca – una delle tante disseminate nella piana dei Colli e un tempo meta di villeggiatura delle nobili famiglie palermitane – che vive di ricordi connessi a desideri e impossibili amori legati alla Targa Florio – “la corsa più bella del mondo” – e i successivi delitti? Però, essendo la signora Ventimiglia grande amica della Giusi, Mancuso si sente in dovere di andarla a trovare. Perché mai uccidere due cani? Dei ladri?
Sembra una storia senza capo né coda. E invece il capo e la coda saltano fuori. Intanto la signora Ventimiglia aveva ereditato la villa dal barone Lipari, suo grande amore non ricambiato, unico frutto avvizzito economicamente di una ricca genia siciliana, maniaco di motori, geniale inventore, morto in un incidente mentre provava la sua Cisitalia per farla competere nella Targa Florio. Ma era stato un incidente oppure? E cos’altro mai il barone aveva lasciato alla cara e fedele amica Elena Ventimiglia? Potrebbe esserci un nesso con la morte dei cani?
E perché si mira oggi a comprare la sua villa? E ben presto scappa fuori il morto…
E l’amico carabiniere di Mancuso fa intuire altre minacciose trame.
Spezzando la narrazione e sorprendendo il lettore, Barbieri lo immerge in un duro flashback “in bianco e nero” che riporta ai giorni del dopoguerra, con l’ideale dell’EVIS, il braccio armato del Movimento Indipendentista Siciliano, al bandito Giuliano. Si riuscirà mai a sapere chi e perché armò la mano di quei briganti, orrida incarnazione di un fenomeno del passato, che ancora sopravviveva nella Sicilia dei compromessi e degli intrighi? Insomma in una Sicilia piagata dalle stragi e dai sequestri, che anelava solo al ritorno di una “beata normalità”e che sperava concretizzarsi nel rilancio della gloriosa Targa Florio.
Ma le due epoche – il presente con i suoi attuali misteri e il passato che, anche stavolta, costringe Mancuso a confrontarsi con il suo carico di sanguinosi segreti collegati a tragedie mai sopite – si intrecceranno per poi convergere in una intensa e inattesa soluzione.
Tensione, sentimento e quel tanto di umorismo che non guasta, popolano questo nuovo caso giallo di Barbieri ma il commissario Mancuso, saprà venirne fuori alla grande come al solito.
Sempre apprezzabili le comparsate dell’equipe del Bar Marocco con i suoi irrinunciabili iris farciti di ricotta, di Calascibetta, centralinista, “gazzettino” del commissariato, Tranchina, la spalla autista di Mancuso, ecc. ecc. con a far da palcoscenico una insuperabile Palermo. Però stavolta il tempo che vola non consentirà a Mancuso di dedicarsi troppo alla scoperta di nuovi particolari sulla facciata della cattedrale.

Patrizia Debicke

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