Bastardi in salsa rossa



Joe R. Lansdale
Bastardi in salsa rossa
Einaudi
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Il cielo oltre il mare nero divenne scuro come le acque che mi portavano via, e in quell’istante capii che forse non sarei più riuscito a tornare indietro.” E’ l’ultimo pensiero di Hap  con cui si chiude Konky Tonk Samurai, il precedente romanzo di Lansdale. Ed è da quel “forse” che nasce l’ultimo romanzo di Joe R. Lansdale “Bastardi in salsa rossa”. Ormai convinti di aver perso un caro amico, scopriamo che invece, ancora una volta è riuscito a salvar la pelle.
Hap è in fase di ripresa, dopo essere stato accoltellato quasi a morte. Lunghi mesi di ospedale, con al suo fianco l’inseparabile Leonard. Hap ha una relazione fissa con Brett Sawyer, intestataria anche dell’agenzia investigativa nella quale lavorano e Leonard, dopo la rottura della turbolenta relazione con John, sperimenta gli incontri online. Tutto sembra procedere tranquillamente nella vita dei vecchi amici, finchè vengono ingaggiati da una donna per indagare sulla morte del figlio, Jamar. Il ragazzo è morto, dopo essere stato selvaggiamente picchiato. Unica colpa, cercare di proteggere la sorella dalle attenzioni di alcuni poliziotti. Sembra un omicidio a sfondo razziale, un ragazzo nero ucciso da una polizia bianca corrotta e criminale.
Hap Collins è bianco, liberale,  ex galeotto perchè rifiutò la guerra, mentre Leonard Pine è nero, omosessuale e reduce del Vietnam. Diversi, eppure amici leali, di quell’amicizia non sbandierata, non romanzata, ma per questo ancora più vera. Si definiscono più volte fratelli e si coprono sempre le spalle a vicenda. I dialoghi tra i due protagonisti sono esilaranti, con scambi di battute sarcastiche come solo tra due amici di vecchia data e vecchie avventure condivise può succedere. Non mancano gli scontri fisici e le scazzottate stile western a cui Lansdale ci ha abituato nei precedenti romanzi. E’ sempre Hap la voce narrante del libro ed è come ascoltare un amico, che racconta la propria avventura così, senza sfronzoli e giri di parole inutili. “Bastardi in salsa rossa” è una lettura piacevole, scorrevole, con i protagonisti cresciuti, ormai sono uomini di mezza età, come si definiscono loro stessi, ma non per questo disposti a tirarsi indietro se c’è da scoprire la verità, con un ideale di giustizia, non sempre legale, da seguire sempre, fino alla fine. Nonostante la leggerezza del linguaggio e alcune scene che strappano comunque un sorriso, “Bastardi in salsa rossa” mette in mostra la faccia cruda dell’America, quella dove la questione razziale è ancora presente, non esiste integrazione, quella dove l’uomo bianco vuole comunque prevaricare sull’uomo nero, dove persino le vittime sono rassegnate. “Non era la prima volta. Se vivi nelle case popolari, certe cose  succedono” è la risposta di Reba, una ragazzina violentata, che accetta quanto le è accaduto come se fosse inevitabile. Leonard la definisce per tutto il romanzo, un vampiro di quattrocento anni, ma non esita a vendicarla, per quello che le hanno fatto. Perché sono così, duri, selvaggi, ma con un cuore enorme che non esita mai ad aiutare chi ha bisogno.
“Bastardi in salsa rossa” ti lascia con quella voglia di ritrovarli in nuova avventura, così come  si aspetta un amico e nel frattempo se ne sente tanto la mancanza.

 

 

Lucia Cristiano

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