Belle anime porche

Come ho già avuto modo di affermare, una delle mie idiosincrasie è proprio quella di vedere tirare dentro per i capelli, tutte le volte che appare sugli scaffali di una libreria un romanzo trasgressivo, il buon Charles Bukowski. Oppure Corso, Gingsberg, Ferlinghetti, Kerouack. Persino Henry Miller. E’ uso citare, troppo spesso, addirittura uno degli autori preferiti dallo stesso Bukowski ovvero Louis Ferdinand Célin. Con tutta franchezza non vorrei parlare, oggi, di questa bella gente. Che lascerei, almeno per una volta, riposare in pace, ma piuttosto di Francesca Ferrando che ha scritto per Kowalski, Belle Anime Porche. Francesca, nonostante la giovane età, ha già alle spalle un notevole bagaglio culturale. E’ collaboratrice dell’Università di Torino, organizza seminari di scrittura creativa, laboratori Rap e Hi Pop. Molto attiva. Se non odiassi il termine la potrei definire un “agitatrice culturale”. Francesca ha scritto un libro autentico nelle sue stesse intenzioni, di sicuro nelle intenzioni intellettuali, credo anche in quelle letterarie.

E’ un libro vero in questo senso. In realtà si tratta di pura fiction. Portata talmente all’eccesso da avvicinarsi al paradosso. Terry, la ragazzina in questione, la protagonista di questo romanzo, prova in 280 pagine tutto ciò che non sono riusciti a vivere i trasgressori di almeno un paio di generazioni.

Ma credo che tutto questo sia raccontato con un linguaggio e una struttura, che sono stati scelti dall’autrice proprio per uno scopo letterario e artistico ben preciso. La definirei una struttura Quentintarantiniana, tanto per capirci, cioè quando l’eccesso diventa un codice che carpisce l’attenzione dello spettatore o del lettore e che facilita l’espressione di un pensiero, o di uno stile, oltre che dell’immagine del pensiero stesso.

Se poi vogliamo fare citazioni a tutti i costi allora azzarderei anch’io un bizzarro parallelo e collocherei “Belle anime porche” di Francesca Ferrando a metà strada tra “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll e “Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli.
“Belle anime porche” è in effetti una favola rovesciata, una favola rivoltata come un guanto. Che nel suo eccesso, nella sua finzione, porta al paradosso ed esprime un concetto di verità. Esprime un pensiero di realtà. E’ un libro punk, più che pulp, un libro che parla di lordume. Ma si tratta di un lordume prodotto e confezionato intenzionalmente, un lordume voluto e proposto e consegnato con attenzione. Un urlo, una provocazione che fa riflettere. Al di là dei lerciumi ben più beceri , e davvero volgari nelle intenzioni, come quelli televisivi. Talvolta inconsapevoli e quindi davvero pericolosi.

Francesca Ferrando tra i suoi paradossi, cerca e trova poesia nascosta nei vicoli più malsani e maleodoranti, e osceni, nei quali la si può trovare. Ma Lei è (come mi è capitato di definirla e ci terrei alla royalty di questa definizione) una “pornopoetessa” e ci riesce.

Se l’ascoltate con attenzione e sapete guardare oltre tutta questa volontaria e ricercata crudezza, in questa over dose di promiscuità e anche depravazione, saprete trovarla anche voi.

andrea villani

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