Berlino 1944 – Caccia all’assassino tra le macerie



Harald Gilbers,
Berlino 1944
Emons
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Un bel giallo storico ambientato negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, questo Berlino 1944 – Caccia all’assassino, Collana Gialli Tedeschi (Emons edizioni) di Harald Gilbers, quasi 400 pagine per un romanzo che parrebbe destinato a trasformarsi in un best seller senza tempo, perché è anche il primo capitolo di una trilogia che fin d’ora si promette memorabile. Una bella fiction, contornata da un’articolata cornice di realtà che descrive l’atmosfera difficile, vissuta dai berlinesi all’inizio dell’estate del 1944. Cornice che funge da atmosfera e filo conduttore della narrazione ma rischia talvolta di diventare persino più importante della trama.
Maggio 1944: con la capitale del Reich semidistrutta dalle bombe e con la popolazione stremata, Richard Oppenheimer, ex commissario della polizia criminale, ebreo e radiato dalla polizia, è ancora in circolazione e può vivere in una Judenhaus solo perché sposato con un’ariana. Ma la sua è una posizione delicatissima nella Germania del 1944 dove la propaganda di regime e tutte le pubblicazioni allineate attribuiscono ancora agli ebrei tutti i mali dei tedeschi.
Una notte, Oppenheimer viene prelevato dal suo letto per lavorare agli ordini di Vogler, capitano delle SS, perché le sue indagini del passato lo rendono indispensabile per risolvere un caso che agita gli alti gradi militari.
Nei pressi di un monumento ai Caduti della Grande guerra, il cadavere di una donna orrendamente straziato e mutilato sembra inviare un messaggio. E molto di quanto intuisce Oppenheimer, che nel corso della sua carriera in polizia ha già affrontato spietati killer assassini, mostra le stimmate di un delitto seriale. A quel punto il commissario ebreo si sente obbligato a collaborare con il nazista capitano Vogler, perche durante la prima guerra mondiale ha combattuto a Verdun e tuttora, nonostante la persecuzione subita, continua ad amare il suo paese.
Ma quel delitto non era l’unico e ben presto ce ne saranno altri, altrettanto spaventosi Sempre donne, sempre per mano dello stesso killer, con la stessa modalità di abbandonare i cadaveri di fronte a monumenti della I Guerra Mondiale.
Dopo un mese e mezzo di indagini a vuoto, quando finalmente hanno qualcosa in mano, Goebbels, il potentissimo Ministro della Propaganda, dopo aver convocato nel suo ufficio Vogler, per evitare che scoppi il panico tra la popolazione, concederà a lui e Oppenheimer, l’improbabile alleato, una settimana di tempo per chiudere il caso. E, fino alla fine delle indagini, il commissario «dovrà essere trattato come un ariano». Comincerà tra appostamenti, inseguimenti e pericoli da affrontare a ogni angolo di casa, una sfrenata ultima corsa a due contro l’orologio. Ma, anche se Oppenheimer sa che appena trovato il killer la sua vita varrà poco e dovrebbe inventarsi il modo di fuggire, indagare di nuovo lo fa sentire utile e vivo. E, nonostante la corruzione e gli spaventosi soprusi dei governanti, la sua missione sarà sempre quella di scoprire il colpevole a ogni costo. Però solo con l’aiuto del Pervitin e di Hilde, aristocratica della vecchia guardia contraria al regime, medico e amica fidata che ha salvato la sua collezione di dischi di musica classica, riuscirà finalmente a incasellare tutte le tessere del puzzle e arrivare alla verità.
Per il capo dei medici del Reich, Otto Ranke, il Pervitin era «un farmaco militarmente prezioso!». Quando la Germania invase la Francia, Ranke non fece fatica a convincere i generali, tra cui Erwin Rommel, a distribuire Pervitin tra i soldati. Rommel, passato alla storia come la «volpe del deserto», ne faceva uso personale. Gli attacchi dei carri armati della sua Wehrmacht, dei veri e propri “blitzkrieg” metanfetaminici, erano micidiali. Verso la fine della guerra poi, con la continua incertezza sul domani, tutti indistintamente nella Germania nazista: militari, civili e persino le donne di casa facevano uso di Pervitin. E dunque anche il commissario Oppenheimer, in Berlino 1944, ingoia le compresse per andare avanti e restare lucido.
I due protagonisti di Berlino 1944, o forse sarebbe meglio dire i due straordinari interpreti: l’ex commissario ebreo Oppenheimer e l’Hauptsturmführer (il capitano tedesco) delle SS Vogler, recitando con bravura nella parte a loro affidata, arriveranno a tessere tra loro un impensabile mutuo rapporto di comprensione e amichevole stima.
Un azzeccato mixer tra un giallo ben strutturato con l’angosciosa realtà della ambientazione storica descritta alla perfezione per una Berlino provata dei bombardamenti, con lo sbarco degli Alleati in Normandia, ma ancora sotto la pesante egida del regime del Terzo Reich, nei lunghi mesi che precedono la disfatta nazista -. Un thriller di livello che, nonostante la preponderanza di croci uncinate, riesce a mantenere un tono quasi teatrale che ben si rapporta con la trama. Da leggere.

Harald Gilbers (Monaco di Baviera, 1969) ha studiato letteratura inglese e storia moderna e contemporanea. Prima di diventare regista teatrale, ha lavorato come giornalista delle pagine culturali e per la televisione. I suoi gialli sono tradotti in francese, polacco, danese e giapponese. Vanta il Glauser Preis 2014, uno dei più importanti riconoscimenti per i gialli, Berlino 1944 è il primo romanzo di una trilogia con l’ex commissario Oppenheimer, e a breve diventerà un film.

unnamedHarald Gilbers sarà tra gli ospiti del Krimifestival di Roma 23- 25 giugno
cinema Nuovo Sacher

Per informazioni e orari :
https://www.facebook.com/events/292702604516994/

Patrizia Debicke

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