BlogTour Léo Malet – La Nebbia sul ponte Tolbiac. Seconda tappa: la recensione in anterprima

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Seconda tappa: la recensione in anteprima

La nebbia sul ponte Tolbiac, l’ultimo e atteso romanzo di Léo Malet, ci immerge nell’atmosfera umida e romantica della Parigi anni ’50.
Ogni elemento, partendo dal linguaggio dei personaggi, dal loro modo di porsi e dalla caratterizzazione, passando poi per il particolare clima fumoso e tranquillo degli anni precedenti al processo di velocizzazione, di isterizzazione della vita umana, ci riportano in un contesto e in un tempo mite, più musicale e armonico del mondo chiassoso e pieno di stimoli che ci troviamo di fronte oggi giorno.
La Parigi degli anni ’50 diviene ambientazione perfetta per questo romanzo, e soprattutto per il protagonista che già conosciamo grazie alle sue precedenti inchieste. Nestor Burma torna sul campo, come sempre richiamato dalla forza dei guai nonostante egli tenti di starne alla larga il più possibile. Ma, evidentemente, i guai si danno tutti appuntamento a casa di Burma, come sempre.
L’investigatore privato, già serenamente quasi antipatico alle forze di polizia ordinarie, che non fanno altro che tenerlo sotto controllo e invidiarlo per i successi conseguiti nel corso delle sue inchieste private, anche stavolta dovrà affrontare un caso spinoso e delicato, che riporterà a galla un passato fumoso e oscuro. Burma riceve una lettera presso il suo studio, una lettera firmata da una persona che sostiene di essere suo amico di vecchia data ma del quale Burma non riconosce il nome. Un certo Abel Benoit, che dice di essere all’ospedale a causa di un incidente che metterebbe a repentaglio la salute di “amici in comune”. Ma Burma, naturalmente, non ha la più pallida idea di chi sia Benoit né di chi possano essere questi presunti “amici”.
L’unico modo per vederci chiaro è, ovviamente, accontentare la richiesta di Benoit e andare in ospedale a parlargli. Burma è sinceramente curioso di vedere Benoit, un po’ per capire se sta davvero perdendo colpi di memoria e non ricorda più le persone, un po’ perché il mistero per lui è come una calamita attaccata al frigorifero: l’attrazione è enorme.
Tutto s’aspetta, tranne d’incontrare una donna bellissima che gli lancia occhiate piene d’interesse, lungo tutto il tragitto fino all’ospedale. La giovane e sensuale sconosciuta sembra voler parlare esattamente con lui, quasi come se l’avesse aspettato: dice di essere molto amica di Benoit, di chiamarsi Bélita Moralés, e che attenderà Burma alla stazione per avere notizie del colloquio con Benoit. A Burma la faccenda sembra ancora più strana: come faceva quella ragazza a conoscerlo? E come faceva a sapere che sarebbe andato a trovare Benoit in ospedale?
Al suo arrivo, però, Burma riceve una brutta notizia: il paziente è deceduto proprio poche ore prima. Inoltre Burma non ne riconosce il volto, non saprebbe dire chi era quel Benoit e quanto tempo prima lo aveva conosciuto. L’ispettore Fabre e il commissario Florumond Faroux, della sezione criminale centrale, si trovano anche loro in ospedale per indagare sulla morte dell’uomo misterioso. Avendo sentito il nome di Burma e sapendolo implicato nella faccenda, i due poliziotti non potevano che indagare. Come dice lo stesso Burma: “oggigiorno la cattiva reputazione è un indiscutibile vantaggio. La mia è ancora troppo buona”, nonostante tutte le apparenze.
Burma non sa ancora che questo personaggio, che scoprirà di aver davvero conosciuto in gioventù con un altro nome, porterà a galla un passato che aveva relegato in un cassetto, dimenticandosi di molte cose e mettendo da parte ideologie controcorrente. Sono passati ormai vent’anni da quando Nestor frequentava il Centro Vegetaliano di Rue De Tolbiac. L’ultima volta che aveva visto Benoit, il quale vero nome è Albert Lenantais, era il 1928. “L’uomo che a sedici anni non è stato anarchico è un’imbecille”, dichiarò Georges Clemenceau, detto La Tigre, che fu anche il primo poliziotto di Francia. Anche Nestor ha un passato a dir poco “ribelle”, in quanto frequentava un gruppo di anarchici e per un periodo visse insieme a loro. Burma scava nella memoria e inizia a ricordare tutti i personaggi che, come lui, vivevano al Centro e frequentavano l’ambiente anarchico del Club degli Insorti. C’era il Poeta, Garone, il Renitente, Lacorre, Camille Bernis, Jean e molti altri ancora. Sono loro gli “amici” di cui parla Lenantais nella sua lettera? E per quale motivo un terribile pericolo graverebbe su tutti loro?
Nestor Burma, investigatore privato dotato di una sfrenata ironia, riuscirà a risolvere il mistero che s’infittisce sempre di più, pagina dopo pagina? E soprattutto, quali conseguenze avrà la risoluzione del caso?
La nebbia sul ponte Tolbiac di Léo Malet, pubblicato da Fazi Editore, è un giallo carico di mistero, dotato di una raffinatezza che l’autore mischia sapientemente con la dote ironica e simpatica del protagonista. Un libro intrigante, che ci porta indietro nel tempo, in un’affascinante Parigi anni ’50.
Un libro piacevole e scorrevole, al quale gli affezionati lettori che già conoscono le avventure di Nestor Burma non sapranno resistere. Così come chi non ha ancora avuto modo di conoscere questo divertente e scaltrissimo personaggio!

Appuntamento al 18 Novembre su http://www.labottegadelgiallo.com/ per la prossima tappa del BlogTour

Federica Bruno

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