Bolle di sapone – Marco Malvaldi



Marco Malvaldi
Bolle di sapone
Sellerio
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Malvaldi può.
Difficile raccontare il covid e il lockdown. Tutto troppo vicino, presente, condiviso e conosciuto. Difficile e rischioso parlarne perché la gente non vuole sentire, durante i momenti di svago della lettura probabilmente vuole altro. Bisogna essere bravi per poterne scrivere risultando piacevoli e divertenti.
E Malvaldi può.
Forse nessuno come lui aveva in mano le carte perfette per un racconto così, in cui i vecchietti del BarLume diventano lo specchio della situazione che tutti abbiamo vissuto.
Guardare il lockdown dai tavolini del bar di Pineta permette, chi mai lo avrebbe pensato, anche di riderne.
Siamo nel marzo del 2020, la chiusura per pandemia ha relegato i vecchietti in casa, in balia delle consorti . Ampelio invece è in ospedale a causa di una brutta caduta. Il bar è vuoto, nessun chiacchiericcio, nessun pettegolezzo, solo asettico asporto.
Massimo, il barrista, è costretto a una convivenza forzata e non priva di complicazioni con la madre, mentre Alice è bloccata in Calabria.
Ogni singolo personaggio  racconta e incarna i comportamenti che hanno caratterizzato quei lunghi mesi: la mania della disinfezione, le scuse fantasiose per aggirare i divieti, il girare quasi in pigiama, le convivenze e le lontananze forzate, l’ossessione per il cibo, le lunghe code per la spesa, l’incubo dei dati al telegiornale. E poi la noia delle lunghe giornate tutte uguali e la paura, l’ansia, l’incertezza, l’angoscia, specialmente degli anziani che sono quelli che più hanno pagato per questa situazione. E i nostri inpsinvestigatori non sono da meno. Soffrono le chiusura, il distacco dagli amici e anche l’essere sotto controllo delle rispettive signore. Ma ecco che arriva la possibilità di tornare alle vecchie abitudini: il caso cui sta lavorando Alice, due morti in Calabria , li rimette in moto. Grazie cellulari, tablet, chat e videochiamate di gruppo i nostri vecchietti si rimettono in azione, sfoderando, come sempre, battute, curiosità e ingegno per arrivare alla soluzione.
In questo libro Malvaldi fa entrare in scena nuovi personaggi, Tilde, la nonna di Massimo, donna energica che esprime amore attraverso il cibo, preferibilmente fritto, e Gigina, la madre, ingegnere giramondo con uno stratosferico quoziente intellettivo. Due personaggi che spero rimangano stabilmente nei paraggi.
Credo sia inutile sottolineare per l’ennesima volta l’abilità di scrittura di Malvaldi, la sua acutezza e l’ironia: basti dire che sono convinta che scriva anche delle meravigliose e divertenti liste della spesa. Quello che vorrei ribadire è che Bolle di sapone, al di là del divertimento, che è molto, è un piccolo gioiello di sentimenti.
E’ un libro pieno d’affetto, d’amore, di comprensione,  di condivisione, di speranza, e anche di ottimismo.
Perché, se le bolle  di sapone, tanto belle quanto  fragili, alla fine scoppiano e svaniscono, il messaggio che portano e la loro bellezza restano…

Cristina Aicardi

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