Bugie, bugie, bugie – Adele Parks



Adele Parks
Bugie, bugie, bugie
NewtonCompton
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Un romanzo non semplice. E’ la storia drammatica di come si arrivi ad autodistruggere il matrimonio e la vita con un susseguirsi di comportamenti sbagliati, scelte non ponderate, dipendenze assordanti, ignorare ad oltranza le reciproche richieste di aiuto, un andare avanti ottuso e coatto, piuttosto che fermarsi a ragionare. Praticamente potrebbe essere la storia di una qualunque coppia di questi anni, così frettolosi, che riduce in frantumi il futuro di ciascuno dei due componenti, proprio per l’ostinazione di non volersi fermare a riflettere su come risolvere il problema. 
Amici, cene, riunioni, feste che si succedono una dopo l’altra, mentre la vita dei due protagonisti Daisy e Simon scorre via. Daisy è un’insegnante, cicciottella e allegra, una combinazione orribile secondo la madre di Simon. Simon, invece, un designer d’interni, aveva assaggiato la sua prima birra a sei anni.  Il loro matrimonio era quello che si dice un matrimonio “ideale”, trentuno anni lui e ventinove lei, avevano comprato un monolocale a nord di Londra e si dovevano occupare di arredarlo e renderlo familiare. Erano responsabili dei loro soldi e del loro tempo, la vita di coppia in quel periodo era così inebriante. Dopo un anno si fa largo, nella loro lista dei desideri, quello legittimo di avere un figlio. Ogni mestruazione era una frustrazione, che generava un clima di attesa e li faceva vivere in un limbo. Dopo cinque anni i cicli ripetuti di FIVET avevano prosciugato i loro risparmi e fecero loro perdere tutti gli hobby e gli interessi che avevano, isolandoli in un progetto fallimentare, da cui non riuscivano ad uscire. Alla fine dopo dieci anni, quando Daisy aveva perso ogni speranza, ha concepito Millie, in modo del tutto naturale: un miracolo. 
Daisy e Simon si erano conosciuti alla festa per il primo anniversario di matrimonio dei Baker, Connie e Luke, e avevano un sentimento che andava oltre la gratitudine verso questa coppia di loro amici, anche perché Luke, quando poteva, commissionava a Simon qualche lavoro. I Baker organizzavano sempre party, erano molto festaioli. Le feste erano per Simon una scusa per bere quanto voleva, Daisy non voleva che Millie partecipasse alle feste perché giravano droghe. Ma Millie era molto amica con una delle tre figlie dei Baker, Sophie. 
Daisy ormai aveva accettato l’abitudine di Simon di bere un po’ troppo, sa che succede solo quando ha bisogno di rilassarsi, dopo una giornata pesante in ufficio. Per questo motivo guida sempre lei quando escono la sera. In verità a Simon piace bere molto, è un bere di proposito, determinato, come se cercasse qualcosa nel fondo della bottiglia, l’oblio probabilmente. E a causa di questo suo problema, ad un certo punto, perde anche il lavoro e arriva tardi alla recita di Millie. Quando aveva un problema l’unica cosa che desiderava era bere. Ad un certo punto della storia Connie decide di organizzare una mega festa per rinnovare i voti, in occasione del loro anniversario di matrimonio. L’ultima cosa che Simon si ricordò di quella sera era il corpo di Millie, che rimbalzò sul cofano della macchina come una marionetta.  
Adele Parks ha dimostrato una notevole maestria narrativa e ha tenuto fede alla tradizione degli scrittori inglesi, di tenerti avvinghiata alle spire di un thriller che ti intriga e ti perseguita in un’atmosfera di assoluta suspence e mistero. Non sai dietro le parole rassicuranti del racconto cosa si nasconde, perché già dal titolo sai che sono tutte bugie, bugie, bugie. Ma lo scorrere della storia attraversa meandri tra i più cupi e destini assolutamente noir, che rendono sempre più claustrofobico l’andare avanti con la lettura, al tempo stesso l’angoscia incalzante generata dagli eventi ti costringe a procedere.  E solo alla fine, in ultima istanza, troverai la ragione di tutte le cose che sono successe e ne uscirai sollevata, così come si richiede ad un thriller d’autore che ti porta al fondo e ti riporta in superficie, solo dopo una lunga attesa. 
Bugie, Bugie, bugie non ti fa respirare, ti opprime e ti porta a volo d’angelo sulle relazioni violente, sulle dipendenze, sulla vita dei penitenziari, facendoti percepire quella sensazione di fame d’aria, ma alla fine ti libera anche … e tu sei incerta se ne vuoi uscire. Come in ogni buon thriller che si rispetti e come da tradizione inglese, non manca neanche il gatto!

Valeria Arancio

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