Canto di D’Arco – Antonio Moresco al Noir In Festival 2019



Antonio Moresco
Canto di D’Arco
Sem Editore
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Antonio Moresco, ospite del Noir In Festival 2019, presenterà Canto di D’Arco, Sem Editore,  martedì 10 dicembre alle ore 18 presso la Feltrinelli Duomo, Milano insieme a Gianrico Carofiglio , La misura del tempo, Einaudi.
Dialogherà con loro Ranieri Polese.
Nell’attesa di incontrarlo, riproponiamo la nostra recensione a Canto di D’Arco.

D’Arco è uno sbirro morto che abita l’immensa città dei morti dove la luce del giorno è diversa da quella che illumina la città dei vivi. Una luce che sembra non ti faccia vedere i contorni però ci vedi, mentre quella della città dei vivi te li fa vedere ma è un’illusione, perché in realtà non ci vedi. E alla notte, nessuna luce eppure vedi perfettamente.
Nella città dei morti ci sono immensi grattacieli. Ospitano i morti che arrivano di continuo con ogni mezzo: aerei, pullman, camion, perfino taxi… File e file di morti che giungono dalla città dei vivi costringendo gli immensi grattacieli e i centri commerciali a moltiplicarsi all’infinito per poter accogliere i nuovi arrivati.
D’arco è finito nella città dei morti dopo essere stato ammazzato dalla banda dei serial killer travestiti da sposi. Adesso, da morto nella città dei morti, continua a fare quello che faceva da vivo nella città dei vivi: lo sbirro o, meglio, il detective.
D’Arco ha un piccolo ufficio al sesto piano della Centrale di polizia della città dei morti. Una notte, mentre si accinge a radunare le sue cose per andarsene a casa a dormire nella sua stanzetta situata dentro un garage pieno di auto dei morti, riceve la visita di uno strano personaggio che che si presenta come Lazlo e ha tutta l’aria di stare su un gradino molto alto della scala gerarchica della polizia dei morti. Uno che sa tutto e ha visto tutto nella vita e nella morte.
Fra i due si instaura un discorso che punta verso una sola direzione: scoprire perché i bambini morti della città dei morti all’improvviso di notte si radunano per cantare. Sarà la missione di D’Arco trovare i bambini e farsi dire perché tutte le notti, dai grattacieli pieni di gente morta sprofondata nel sonno dei morti, si levino voci di bimbi che cantano insieme, in coro o da solisti, la stessa canzone. Voci che risuonano da punti diversi della città ma si uniscono a formare una sola voce.
Non sarà facile farselo dire, ammonisce Lazlo. Perché i morti mentono come vivi forse anche di più.
D’Arco che pure ha l’abitudine di percorrere lunghi tratti a piedi di notte, nel buio che non è buio perché ci si vede, lungo strade deserte che risuonano solo dei respiri e dei suoni del sonno profondo dei morti, quel canto non lo aveva mai sentito prima che lo sconosciuto gliene parlasse, ma quella stessa notte, rincasando, presta attenzione ed effettivamente le voci ci sono. Sono tante e si levano, uguali, da punti diversi della città, cantando tutte assieme la stessa canzone . Sono cori a cui si uniscono, via via, voci solitarie. Ma dove sono i piccoli cantori morti? Il detective capisce che dovrà anzitutto scoprire da dove provengono i suoni, cioè dove i bambini morti si radunano per cantare. Si mette d’impegno e, notte dopo notte, esplora le strade tutte uguali della città dei morti, penetrando nelle immense costruzioni di vetro e d’acciaio, nelle case, nei magazzini. Percorre a piedi quell’immensa città morta piena di morti finché non trova dentro uno scantinato un gruppo di bambini disposti in cerchio intenti a cantare col viso rivolto verso l’alto e gli occhi chiusi. Ma non è farcirle farli parlare. Lui pone a tutti la stessa domanda: perché cantate? Ma nessuno gli bada.
D’Arco riuscirà sapere quello che vuole sapere riguardo alle voci dei bambini morti grazie all’incontro con una bambina morta scoperta a cantare da sola al centro di una strada.
Perché i bambini morti cantano ogni notte ? La risposta sconvolge lo sbirro morto al punto da convincerlo a buttarsi a capofitto in quella che è la vera missione affidatagli dal Lazlo: far cessare quei canti anche a costo di tornare in missione nella città dei vivi e lanciarsi in una guerra cruenta e senza prigionieri. Una guerra combattuta da vivo contro i vivi, destinata fare così tante vittime da costringere i morti della città dei morti a costruire in fretta nuovi grattacieli per accogliere i nuovi morti .
Ad accompagnare lo sbirro nel viaggio che supera la barriera fra i due mondi vita e morte, è un bambino che non parla perché quello che gli hanno fatto quando era vivo fra i vivi è stato così atroce da avergli fatto perdere la capacità di esprimersi con la parola.
Il bambino, muto, sarà la sua guida e lo condurrà nei luoghi del male che lui conosce bene perché nella sua breve vita nella città dei vivi ha visto tutto e saputo tutto il peggio del genere umano, vivo e morto.
Diciamo subito che per seguire D’Arco nelle sue atroci scoperte e nelle sue sanguinose battaglie bisogna lasciare alle spalle non solo la dimensione terrena di persone viventi, ma anche quella letteraria così come la conosciamo, con le sue regole narrative, i suoi schemi e soprattutto la sua logica.
Questo romanzo dell’autore cult Antonio Moresco țrascina il lettore in una dimensione del pensiero che tenta di trovare risposte ai grandi interrogativi : cos’è la vita, cos’è la morte, cosa viene prima nel continuo divenire e qual è la realtà se mai una realtà esiste… E il bello è che lo fa muovendosi su un terreno solo apparentemente logico, in |realtà fatto di pura, scivolosa astrazione.

Il romanzo è stato definito in modo molto riduttivo “thriller metafisico”. In realtà, a nostro giudizio, è pura metafisica collocata dentro uno spazio narrativo simile a quello di un thriller che però conduce il lettore verso le vette del pensiero filosofico attraversando sillogismi e metafore. Del resto non ha fatto così anche Platone, il padre della filosofia, servendosi del mito della caverna?
Consiglio caldamente i lettori di prendersi tutto il tempo che occorre per leggere il romanzo nelle sue tre parti. È una delle poche letture che davvero nutrono il pensiero e arricchiscono.

Cinema: il logo del Courmayeur Noir in Festival
Noir in Festival

Antonio Moresco
Canto di D’Arco, Sem Editore
e
Gianrico Carofiglio

La misura del tempo
Einaudi
10/12/2019 h 18:00
Feltrinelli Piazza Duomo
                                            presenta Ranieri Polese

Adele Marini

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