Ferdinand von Schirach – Castigo



Ferdinand von Schirach
Ferdinand von Schirach
Neri Pozza
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Escono tanti, troppi libri perché non si possa rischiare, in mezzo a tanta eccessiva produzione, di perderne uno di valore, qual è di certo Castigo di Ferdinand von Schirach. Certo, spesso ma non sempre, l’editore dovrebbe essere una garanzia, e Neri Pozza in questo caso lo è.
Se non amate i racconti: leggetelo.
Se non amate i Noir: leggetelo.
Se scantonate gli autori tedeschi: leggetelo.
Se il titolo, la copertina e la bandella non vi provocano all’istante un coup de coeur: leggetelo!
L’autore, un avvocato penalista, ha mescolato con sapienza casi giudiziari a fantasia, e quello che ne è nato è un piccolo capolavoro, per l’anima e le nostre meditazioni, in solitudine o in un salotto.
Fare una sintesi del contenuto può essere fuorviante e riduttivo, ma tenterò qualcosa, tanto per darvi il sapore di queste pagine.
A mo’ di cappello introduttivo, c’è da aggiungere solo un particolare biografico su von Schirach che forse, in parte, spiega la sua interpretazione della Giustizia e dell’umano cammino tra le sue maglie. Egli è nipote di una figura tragica e reietta della nostra specie, suo nonno difatti, vissuto durante il nazismo, fu quella che oggi siamo soliti definire “una belva”, », certo Baldur von Scirach che fu capo della Gioventù hitleriana e successivamente a capo del partito nazista della città di Vienna.
Tornando ai racconti, essi più che dare risposte o esporre trame con soluzioni rasserenanti, suscitano nel lettore interrogativi e una visione, ahimè, tragica dell’esistenza. Ad esempio, possono lacrime di commozione, di partecipazione a un dramma umano rendere « ricusabile » la capacità di giudizio di una persona? Quali sensi di colpa attendono un avvocato che riesce a far assolvere, per mancanza di prove, un uomo accusato di violenze verso i figli, e questi una volta libero uccide l’ultimo nato ficcandolo in lavatrice?
Ma già al secondo racconto von Schirach mi aveva conquistata tra le sue fan, e divorare le pagine del suo libro è stata una necessità improrogabile. Qui un coup de théâtre degno dell’intramontabile Perry Mason di Erle Stanley Gardner.
Il terzo mi ha colpita per l’ingenuità di quella cosiddetta “madre-mostro” e alla fine non sì può fare a meno di sorridere perché, anche se fuori dai tribunali, finalmente giustizia è fatta. E neppure più ti stupisci se l’autore, in poche pagine, è riuscito a farti schierare dalla parte di chi ha ucciso, e senza il minimo senso di colpa.
Ecco, succede anche con altri racconti, dimostrando in questo modo l’abilità di von Schirach: c’è la descrizione di una situazione, il delinearsi di uno o più personaggi e poi l’accadere di un crimine, il più delle volte un omicidio. E questo atto cruento ci è raccontato con una completa naturalezza, come fosse scontato dovesse accadere, e il colpevole va assolto, con la comprensione incondizionata di noi lettori.
La casa sul lago, nonostante il titolo rasserenante, è invece un racconto crudo, che non fa sconti a nessuno, né alla casuale vittima che non riceverà mai giustizia, né al suo assassino che, pure prosciolto, non avrà più una vita degna di questo nome.
E procedendo nella lettura è come infilarsi di notte in un tunnel: non può esserci neppure la speranza di una luce. Perché ? Perché la realtà non è un film americano del dopoguerra, nel quale il finale dev’essere per forza un happy end, tutt’altro: questa è la lezione che vuole darci l’autore.
Ma attraverso i tribunali tedeschi e i suoi frequentatori, al lettore viene data anche la possibilità di conoscere la gente che finisce alla sbarra, gli imputati che, senza veli, raccontano crudelmente il lato oscuro della vita, quello che nessuno si augurerebbe di conoscere mai.
E in fondo spunta anche una certa perversione, in questa moderna commedia della vita.
Una scrittura essenziale e nitida, come non se ne trovano molte in giro, ma senza che questo penalizzi in alcun modo la comunicazione, anzi. Il lettore non ha alcuna difficoltà a sintonizzarsi sui contenuti e sui personaggi descritti.
Il genere va senz’altro al di là delle generiche definizioni di poliziesco o thriller, ma anche quella di « noir », in effetti, gli va un po’ stretta. Seppure con i noir condivide una certa visione cupa e pessimistica delle umane cose.
Insomma, ragionando con il metodo di Amazon delle stelline… Cinque senza alcun dubbio!

Flaminia P. Mancinelli

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