Cesare l’immortale



Franco Forte
Cesare l’immortale
Mondadori
Compralo su Compralo su Amazon

E se nel 71 a.C. 682 ab Urbe condita, il trace Spartaco sconfitto dalle legioni al comando di Marco Licinio Crasso invece di morire fosse stato sostituito sulla croce da un gladiatore grande e grosso come lui, ma con il volto sfigurato?
E se nel 53 a.C. 700 ab Urbe condita il triumviro Publio Licinio Crasso e suo figlio Publio Licinio Crasso fossero sopravvissuti alla sanguinosa sconfitta subita dai Parti a Carre in Mesopotamia?
E se le Idi di marzo con la congiura del 15 marzo del 44 a.C, con l’assassinio di Giulio Cesare ad opera di Decimo Giunio Bruto, Marco Giunio Bruto, Gaio Cassio Longino e altri cospiratori, fossero stata invece solo una farsa orchestrata da Giulio Cesare per liberarsi dai troppo pesanti vincoli di potere che lo legavano a Roma?
Una farsa, nota solo a pochi, ma tra i quali figurava anche Marcantonio che doveva coprire la loro scomparsa…
Neppure Calpurnia, la terza moglie di Cesare, di venticinque anni più giovane di lui, sapeva. E invece aveva fatto un sogno premonitore  spaventoso, in cui si vedeva abbracciare il corpo del marito coperto di sangue. Tanto che per ore la mattina seguente, singhiozzando e aggrappandosi alle sue vesti, aveva tentato invano di convincerlo a non recarsi al Foro.
E proprio quel giorno Cesare, il dittatore romano eletto, aveva perfino rinunciato alla sua scorta armata di legionari o di giganteschi germani. «La sua lettiga, intarsiata d’oro e d’avorio e con un panno color porpora che ne rendeva inaccessibile l’interno ai tanti che si accalcavano per rendere omaggio al dittatore, arrivò scortata solo dai littori che reggevano i fasci dorati.» Perché vi chiederete?
Poi, se non bastasse, gli annali citano in proposito:
«Cosa ancor più straordinaria, molti dicono che un certo veggente lo preavvisò di un grande pericolo che lo minacciava alle idi di marzo, e che quando giunse quel giorno, mentre si recava al Senato, egli chiamò il veggente e disse, ridendo, “Le idi di marzo sono arrivate”; al che quegli rispose, soavemente, “Sì; ma non sono ancora passate” » (Plutarco)
E dunque le Idi di Marzo sarebbero state tutta una montatura, una congiura sì, ma organizzata da colui che doveva figurare come vittima per lasciare la monotonia degli affari di governo e lanciarsi in nuove straordinarie avventure fino ai confini del mondo?
Fantastoria direte, o un’epica e fantastica novella con il divo Giulio Cesare, che ci richiama Ovidio e la sua Sfida di Ulisse oltre le colonne di Ercole?
Cesare si coprirà il volto con la toga, gli altri congiurati si feriranno tra loro per simulare la sua morte e Marc’Antonio pronuncerà la sua veemente orazione funebre. Il seguito è noto. Roma sarà teatro di combattimenti e lotte di potere tra i fautori della restaurazione repubblicana e gli eredi designati: Ottaviano e Marco Antonio. Quello che si legge invece è che Giulio Cesare, l’invincibile guerriero, venerato, divinizzato dalle sue legioni, supererà le Colonne d’Ercole con un’intera flotta, fatta di robuste imbarcazioni dall’alta prora, pronte a reggere il ruggire della onde oceaniche, alla ricerca dei Pitti, secondo la leggenda servi degli dei del nord. E, avvalendosi delle carte di viaggio dell’esploratore greco Pitea ( quel Pithea, salpato da Marsiglia verso il 330 a.C. per l’Atlantico del Nord), navigherà per giorni con per meta: raggiungere la Britannia e carpire il misterioso segreto dei druidi.
Imbarcazioni, sulle quali verrà stipata un’intera legione: la Legio Caesaris, la segreta legione di Giulio Cesare fatta di cinquemila cinquecento fanti più centoventi cavalieri addestrati e guidati da Spartaco.
Pagine su pagine che narrano di coraggiosi abbordaggi, con un bel pizzico di erotismo, tanta magia, spaventose tempeste, bieco tradimento, leggendari e implacabili combattimenti, lunghe e letali marce nel ghiaccio con il divino miraggio di Thule, la leggendaria isola di cui si parla per la prima volta nei diari di Pitea (Pytheas). E come faccio a non citare l’attacco al villaggio gallico, con l’uso della spaventosa macchina da guerra, la balista, il cannone a vapore di Archimede, la micidiale lancia dardi e palle di ferro.
Un romanzo a parte, molto diverso dalle biografie storiche dei grandi personaggi alle quali ci aveva abituato Franco Forte con Caligola, Roma in fiamme, Carthago o Gengis Khan. Qui si è lasciato coinvolgere e trasportare dalla fantasia e, per sorprendere il lettore, ha preso Giulio Cesare, gli ha affiancato Cicerone, Spartaco, Bruto, Marco Antonio e tanti altri e l’ha trasportato in una straordinaria avventura oltre i confini del mondo!
Però non è finita qui. E dopo? Appuntamento alla prossima.

Patrizia Debicke

Potrebbero interessarti anche...