Charles Brandt – The Irishman



Charles Brandt
Charles Brandt
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Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.
Iniziare un articolo con una citazione di Luis Sepúlveda non serve per darmi un tono, ma per fare una piccola riflessione sull’utilità di studiare la storia. Se tra i banchi di scuola eravate quel tipo di studente che non riusciva a vedere oltre allo sforzo mnemonico di ricordare date di editti, guerre e incoronazioni, magari per salvarsi alla fine dell’anno scolastico, forse è meglio se andate a cercare il manuale di storia delle superiori e ricominciate a studiare.
Sia a livello personale che collettivo, il passato è un campo minato, è facile mettere un piede in un posto sbagliato e saltare per aria ma è un rischio che si deve correre per non permettere a chiunque di minacciare il nostro futuro. Revisionismi, negazionismi e altri pericolosi fasci di “ismi” proliferano tra chi non conosce il proprio cammino e sopravvive in un eterno presente, incapace di riuscire ad andare oltre la propria pancia.
Dove studiare storia? Non sui social o a spasso nella rete, esistono fonti più sincere e più preparate di un cellulare connesso al caos delle opinioni.
Al pari delle opere di Philip Carlo, Jerry Capeci, Joseph D. Pistone, The Irishman di Charles Brandt è un’opera che indaga sui protagonisti e i crimini di Cosa Nostra. L’autore è stato un procuratore degli Stati Uniti d’America che ha condotto moltissime inchieste contro la malavita, in quest’opera raccoglie il frutto delle interviste e degli interrogatori che ha avuto con Frank “The Irishman” Sheeran, killer irlandese al servizio dei gangsters, integrato nella parte storica dallo stesso autore con approfondimenti mirati per meglio comprendere la portata di alcuni avvenimenti rievocati.
Pur non essendo un Boss o un affiliato, l’Irlandese è un personaggio di spicco del crimine organizzato che è stato coinvolto in prima persona nelle lotte sindacali del Brotherhood of Teamsters e nella sparizione di Jimmy Hoffa, il coinvolgimento della mafia nello sbarco a La baia dei porci a Cuba e l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, l’esecuzione di Joe “Crazy” Gallo e molti altri eventi che hanno influenzato l’America a cavallo tra gli anni ’60 e ’70.
Come è facile capire non si tratta di un romanzo, è una confessione confermata da diversi verdetti giuridici e verificata con prove reali e concrete.
Da questo titolo Martin Scorsese ha tratto l’omonimo film con un cast di tutto riguardo, che vi consiglio di non perdere, ma di effettuare anche la lettura di Irishman di Charles Brandt per non confondere la realtà con lo spettacolo e mantenere desta l’attenzione sulle zone grigie della storia per non avere un futuro segnato dai medesimi errori e popolato dagli stessi farabutti senza scrupoli.

Mirko Giacchetti

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