Ciao vita – Giampiero Rigosi



Giampiero Rigosi
Ciao vita
La nave di Teseo
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Ciao Vita” è un romanzo in pieno stile Rigosi, il suo migliore sin qui. Ti ci affezioni subito, poi ti perdi e dopo lo ritrovi, e vai avanti così a lungo, con una sensazione di smarrimento misto stupore. Un po’ come la più carina delle medie, quella che ti prendeva e ti lasciava e tutti i compagni lì a guardare con la bocca aperta. Ma alla fine è diventata la tua morosa, perché i rapporti più duraturi e intensi spesso nascono dalle insidie. “Ciao Vita” (La Nave di Teseo) segna il ritorno sugli scaffali delle librerie, tredici anni dopo l’ultima volta, del bolognese Giampiero Rigosi, scrittore noir e non soltanto con alle spalle una solida esperienza – da “Notturno bus” è stato tratto un film- oltreché conosciuto e apprezzato autore di serie tv tra cui “Coliandro” e “La Porta Rossa”. Qui racconta la storia dell’amicizia profonda tra Sergio, regista, e Vitaliano, Vita appunto, che si ritrovano in età adulta quando quest’ultimo sta affrontando una durissima malattia. Si erano conosciuti sui banchi di scuola, nella Bologna degli anni Settanta, mescolando fiumi di alcool, droghe e ragazze, e il loro rapporto, diventato presto speciale, era andato avanti nel tempo, via via solidificandosi, fino all’inevitabile separazione delle loro strade. Dopo il ricongiungimento Sergio è chiamato a mantenere fede alla promessa fatta all’amico trent’anni prima. Sarà in grado? Le cinquecento pagine seguono un progetto molto preciso e ruotano attorno a questo dilemma esistenziale. A me “Ciao Vita” ha ricordato, per motivi diversi, le atmosfere di “Due di due” di Andrea de Carlo e di “Quasi amici” dei registi Olivier Nakache e Éric Toledano. Rigosi è maestro nel farci entrare nella testa dei due protagonisti: viviamo l’evolversi della loro relazione come se la cosa ci riguardasse da molto vicino, prendiamo posizione, cambiamo prospettiva, ci arrabbiamo e poi ritroviamo pace, in un vortice di emozioni piacevoli e aspre allo stesso tempo. La scrittura è molto curata, l’attenzione per i particolari quasi maniacale. Rigosi non scrive mai per compiacere il lettore. I suoi romanzi, ancorché spessi e densi, scivolano sempre su un piano inclinato e insidioso, ma quel che resta uguale è il tocco dello scrittore bolognese. Lo stile Rigosi. E il suo sguardo malinconico restituisce rotondità all’opera. Ci sono capitoli che ti restano dentro a lungo, come quello in cui Sergio, durante una vacanza in sella alla sua Gilera, s’innamora della bella e seducente Maria, oppure quelli in cui intesse una relazione intima con Chiara, proprietaria di un B&B. O, ancora, quelli dedicati a Elena, l’eccentrica ragazza che guida una Due Cavalli gialla e va a letto sia con lui sia con Vita, spingendoli a realizzare un film insieme. E’ un romanzo nero, “Ciao Vita”, pur non essendo un noir. Sergio non fa fatica a mettere a nudo la sua metà oscura, per esempio quando si augura la morte del vicino logorroico, colpito da ictus. E Francesca, la sua compagna, non gli è da meno mentre la scopriamo gettare nella spazzatura un piccione malato colpevole di aver sporcato il terrazzo di casa. Nelle cinquecento pagine ritroviamo tre romanzi uno dentro l’altro: il passato di Sergio e Vita, il loro presente e i sei capitoli del “piccolo libro di traditi e traditori”. Un gioco di scatole cinesi, ricco di riferimenti cinematografici, musicali, poetici e non solo, che Rigosi conduce con mano ferma e senza sbandamenti, forte della sua esperienza di sceneggiatore e del lavoro certosino di preparazione. I capitoli sono generalmente brevi, quelli troppo brevi spezzano a mio avviso un po’ troppo il ritmo di questa lunga e coinvolgente cavalcata. Se fosse una canzone “Ciao Vita” suonerebbe come “Wild Side”, brano composto e suonato al pianoforte da Roberto Cacciapaglia in occasione di Expo 2015, per l’albero della vita. Voto: 8 e mezzo.

Alessandro Garavaldi

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