Come un padre



Marco Martani
Come un padre
DeaPlaneta
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Orso è un uomo che ha trascorso la vita intera nella violenza, facendo del male e subendolo lui stesso. A sessant’anni, piegato da un infarto, vorrebbe finalmente tornare dalla donna che ha amato sin da giovane ma che è stato costretto ad abbandonare e rivederla insieme alla figlia che hanno avuto. Ma quello che è stato sino ad allora, il braccio destro del più spietato boss di Marsiglia, continua a segnare il suo destino ed Orso si scoprirà un uomo costretto a un’inesorabile fuga: da se stesso e dai suoi nemici.
Come un padre, il romanzo di Marco Martani è molto più di un thriller, è autentica letteratura. Senza rinunciare allo stile teso e incalzante proprio del genere, Martani sviluppa una riflessione quanto mai attuale (e necessaria) sulla violenza insita in ogni uomo, violenza mai giustificabile anche se scaturisce da radici di offesa e ingiustizia subita. E neppure efficace, perché se consente la vendetta e l’apparente risarcimento del danno ricevuto o è addirittura la strada per ascendere al potere, rivela alla fine l’inutilità del suo uso: l’uomo non può sfuggire alla solitudine, che è la sua condizione esistenziale. Chi è temuto come il Rosso, il boss di Orso, o lo stesso protagonista, è consapevole di essere circondato da avvoltoi che ne attendono la fine.
E’una storia di hybris, quella di Come un padre, della violenza dei comportamenti umani che conduce alla vendetta, elemento disgregatore della società.
L’antico tragediografo greco Eschilo narra che Agamennone, re di Argo, posto a capo della spedizione dei Greci contro Troia, scelse di sacrificare la figlia Ifigenia per ottenere i venti favorevoli in grado di gonfiare le vele elleniche pronte a salpare contro i Troiani. Quello che lui riteneva un comportamento da capo, altro non fu che hybris, cioè volontà spietata di potere. Mal gliene incolse: tornò integro dai lidi troiani, ma fu ucciso dalla moglie Clitemnestra, che così vendicò l’omicidio della figlia. A sua volta, la donna fu uccisa dal figlio Oreste, deciso a vendicare l’assassinio del padre. Ma le Erinni, le dee della vendetta, perseguitarono Oreste. Per mettere fine a questa tragica e continua serie di morti, gli dei decisero allora di istituire l’Areopago, un tribunale che sostituisse con la giustizia delle leggi la giustizia cercata nella vendetta. Perché citare Eschilo e gli antichi Greci? Perché quella di Martani è un’opera che ripropone i temi fondamentali dell’epica classica. Orso è un uomo con un originario e profondo senso della giustizia, ma la rabbia che cova nell’animo sin dall’infanzia lo spinge a marcare ogni suo comportamento con la violenza. Solo quando troverà, o meglio ritroverà, la pacificazione e la pienezza donate dall’amore si renderà conto che la rabbia è stata la sua unica ragione di vita e che il piacere autentico, che ora ha finalmente scoperto, era stato sempre sostituito dall’ebbrezza della forza.
Il tema della rabbia è una corda scoperta della società contemporanea, la quale si illude che la violenza e l’odio possano essere uno strumento e una giustificazione di fronte all’ingiustizia.
La figura di Orso, proprio perché in fondo così tragicamente umana, diviene una figura indimenticabile, che non potrà fare a meno di suscitare nel lettore una sincera compassione per il suo inevitabile destino. Il padre Orso non è come il padre Agamennone: non ha bisogno di immolare ciò che ha di più caro nella vita per sancire agli occhi del mondo il suo potere, al contrario immolerà se stesso non per salvare un figlio ma per comportarsi da padre e proteggere chi ha bisogno del suo amore.
Sarebbero tante le riflessioni a cui questo romanzo di grande spessore invita, ma le lasciamo al lettore; quando un libro ci spinge a meditare sui quesiti fondamentali dell’esistenza, allora è un libro che davvero merita di essere letto.

Qui la nostra intervista a Marco Martani

Donatella Brusati

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