Condominio R39



Fabio Deotto
Condominio R39
Einaudi
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Una piccola palazzina va a fuoco. Dal palazzo vengono estratte cinque persone in coma e un ragazzo in stato confusionale. Un ragazzino di dieci anni invece manca all’appello. Cosa è successo? Cosa ha scatenato l’incendio? Inizia così questo giallo “per caso”, perché non si può parlare né di vero e proprio giallo né di thriller. C’è sicuramente un’indagine e c’è qualcosa da scoprire, ma il giallo è qui un mezzo e non un fine. Quello a cui bisogna dare un senso sono le motivazioni che hanno portato a questo tragico epilogo, motivazioni che si nascondono nelle vite spezzate, irrisolte, fallite di tutti gli abitanti del palazzo. Un puzzle che va ricomposto, pezzo per pezzo, scandagliando le vite degli inquilini che divido la stessa palazzina, il cui nome ricorda un esperimento scientifico. Da una parte abbiamo l’indagine del commissario Pallino, che potrebbe a pieno titolo affittare un appartamento in questo palazzo di gente che potremmo definire problematica, tanto per usare un eufemismo, dall’altra invece abbiamo il racconto delle vite dei protagonisti. La narrazione procede a piccoli capitoli, con salti temporali e di prospettiva: scelta azzeccata per uno sviluppo armonico della narrazione ma che però non riesce a essere coinvolgente. Dopo un inizio decisamente interessante, la trama in alcuni punti si confonde e si ingarbuglia, le ripetute divagazioni sulla condizione umana risultano alla lunga noiose e pesanti e il finale non è chiaro. Non un giallo quindi, ma un libro di riflessione sulla vita, sul fallimento, sul compromesso che è spesso una sconfitta mascherata da vittoria, sulla paura che ti blocca e ti fa rinunciare a vivere. Credo che il messaggio del libro sia riassunto in questa frase che l’autore mette in bocca a un personaggio: “Ogni bambino è un accecante arcobaleno di possibilità. Ogni uomo un grigio monumento all’insuccesso.”

Cristina Aicardi

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