Crash – Keith Houghton



Keith Houghton
Crash
La Corte Editore
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Lo scontro tra ragione e follia. Un viaggio nel labirinto della propria mente, alla ricerca di una identità difficile da inquadrare e ancor più da accettare. La scoperta di una verità temuta, che affonda le proprie radici nell’inesistenza di un confine netto tra bene e male. “Crash”, thriller psicologico confezionato da Keih Houghton, gioca interamente sull’amnesia che affligge il protagonista. Quando si sveglia, Jed Allen si trova seduto alla scrivania del suo ufficio a New York. Non ricorda nulla: non sa chi è. I dettagli intorno a lui sembrano rivelargli che è un rinomato architetto: nel portafoglio la foto di una bella ragazza, la sua Cassie. Recuperato l’indirizzo di casa, vi fa ritorno ma lei non c’è. Trova però alcune note scritte a penna che gli ricordano le amnesie transitorie di cui soffre da quando, diversi mesi prima, è rimasto ferito in un incidente d’auto. Tutti dicono che solitamente la memoria gli ritorna in poco tempo, ma questa volta non è così. E proprio quando cerca di ricostruire la propria vita, un vestito insanguinato ritrovato nel bagagliaio della sua auto e le notizie sulla presenza di un serial killer a Central Park lo portano a sospettare seriamente di sé, di quel Jed che non conosce, quel Jed che comincia a fargli davvero paura.
Per quanto nel complesso avvincente, “Crash” sconta a tratti un’eccessiva prevedibilità. La narrazione risulta scorrevole, anche per effetto del congeniale intreccio di voci che la compone: al punto di vista del protagonista, in prima persona, si alterna quello di un altro uomo misteriosamente legato a Jed (in terza). E sul finale se ne aggiunge uno inaspettato, quello di un personaggio che si rivelerà alquanto fondamentale.
Il gioco di Houghton è portare il lettore nella direzione che vuole per poi depistarlo e, piuttosto rapidamente, farlo ricredere. Non gli riesce sempre in toto, ma è innegabile che le ultime righe siano qualcosa di davvero spiazzante. E altrettanto lo è il crudo realismo che impregna l’intero romanzo: perché, per quanto non esista esplicitamente una morale, sembra quasi che l’autore voglia dirci che il dualismo tra bene e male insito in ognuno di noi, di qualunque natura esso sia, possa arrivare prima o poi a manifestarsi in una forma incontrollata e incontrollabile, destinata prima o poi a sfociare in un conflitto irrisolvibile, eterno. Capace di sopravvivere anche alla più profonda delle amnesie.
Giulio Oliani

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