La cresta dell’onda



Thomas Pynchon
La cresta dell’onda
Einaudi
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New York. Primavera – autunno 2001. Maxine Tarnow è titolare dell’agenzia d’indagini anti frodi (fiscali) “Visti e Presi”. Upper West Side, graziosa e concreta, semplice e vitale, origini ebraiche, genitori movimentisti pop dei Sessanta, separata (senza alimenti) da Horst Loeffler (ufficio al World Trade Center), ha due figli (Ziggy e Otis) ancora piccoli a scuola. S’imbatte in vari delitti, le ruota intorno una ridda bulimica di personaggi paranoici ed eventi noir alla vigilia del crollo delle Twin Towers: violenze di sottoboschi criminali (spacciatori, nazisti, mafiosi), hackeraggi informatici, bolle speculative, spionaggio, terrorismo e complotti. E’ uscito in Italia il nuovo di Thomas Pynchon (“La cresta dell’onda”, Einaudi 2014, pag. 567 euro 21; orig. “Bleeding Edge” 2013, trad. Massimo Bocchiola) in terza fissa al presente (spesso), tutti ne parlano. L’autore è il più vocato all’affascinante invisibilità biografica, niente foto né offerte al vasto pubblico: 76-77 anni, formazione scientifica (visibile), lessico specialistico (tortuoso), insignito (per i precedenti) dei maggiori premi letterari. Molto buon vino (anche italiano).

Valerio Calzolaio

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