Cristiani di Allah



Massimo Carlotto
Cristiani di Allah
Edizioni E/O
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“…Con la mente tornai in Italia dove ci eravamo conosciuti durante l’assedio alla città, Combattevamo dalla stessa parte inquadrati in una bandiera dei lanzichenecchi per quattro fiorini di paga al mese. Lui tedesco, io albanese. Era bastato uno sguardo per capire che a entrambi piacevano gli uomini, ma c’era voluto un intero lungo mese per conoscerci, fidarci e avvicinare le nostre bocche per il primo timido bacio. Il nostro amore era troppo amore per passare inosservato alle donne che a centinaia seguivano le truppe, eccitate dagli eccessi della guerra e dal rigore delle parole di Lutero, e saremmo finiti ai ceppi, trafitti dalle picche secondo l’uso del reggimento, se non fossimo riusciti a fuggire. Ovunque due mercenari sodomiti erano destinati solo alla morte. Mi ero ricordato però che Kheir ed-Dine veniva dal mio paese e che forse gli avrebbe fatto comodo avere due spade in più al suo servizio. E così avevamo raggiunto Algeri alla fine di un lunghissimo viaggio ed eravamo diventati corsari e rinnegati. Avevamo affrontato il rasoio del barbitonsore che ci aveva mozzato il prepuzio e rasato il capo…”
Questa è la storia di due rinnegati, due amanti e due corsari cristiani convertiti all’Islam per poter aver salva la vita, per poter continuare ad amarsi, per poter continuare a vivere felici. Questa è anche la storia di un tempo crudele, dove uomini senza scrupoli e un potere invasore domina sopra ogni altra cosa. Siamo ad Algeri, è il 1541 e migliaia di navi, la possente armata di Carlo V, ha fatto capolino davanti al porto della città.  Le intenzioni sono chiare: conquistarla e fare un bagno di sangue “…Raggiunsi il gruppo dei capitani e attraversammo la porta della cittadella prima di disperderci nella casbah. La gente osservava la flotta cristiana gettare l’àncora nella baia e parlava a voce alta, preoccupata e spaventata. Circolavano da tempo due profezie. La prima si riferiva a tre sconfitte degli spagnoli, e dopo quella di Diego de Vera e quella di Hugo de Moncada c’erano buone probabilità che toccasse a Carlo V. L’altra, quella dello zigano, prediceva la conquista di Algeri da parte di soldati con il colore rosso nella divisa, proprio come le casacche dei cavalieri di Malta che a breve sarebbero sbarcati dalle navi. E dato che gli zigani erano tenuti in grande considerazione dal popolo per le loro arti divinatorie, Hassan Agha temeva giustamente che alla vista delle uniformi dei maltesi si sarebbe sparso il panico…”.
Redouane e Othamane, i due protagonisti, parteciperanno e racconteranno la battaglia contro l’esercito cristiano e festeggeranno la sua sconfitta insieme al popolo di Algeri. Nei festeggiamenti Othamane incontrerà un giannizzero di cui si innamorerà mettendo a repentaglio non solo la sua relazione con Redouane ma anche la sua stessa vita.
Cristiani di Allah è un romanzo storico che lascia il segno, che descrive il Tempo e i suoi personaggi con la solita maestria del suo autore Massimo Carlotto e che ne dipana gli eventi fino ai giorni nostri. Perché il tempo e la storia hanno il loro corso, come del resto l’intera umanità con i suoi conflitti, le sue gioie e i suoi dolori. Ci sono poi dei luoghi che nella nostra storia sono divenuti simbolo di qualcosa di più della semplice convivenza e mescolanza tra culture diverse.
Lo è Lampedusa oggi, lo era anche nel 1541 “…La brezza era perfetta per gonfiare le vele e dare modo all’equipaggio e al sottoscritto di prendere confidenza con quel nuovo e perciò sconosciuto sciabecco. Veleggiammo al largo per qualche ora e solo quando fui sicuro della sua solidità e affidabilità ordinai di provare le manovre di battaglia con diverse bordate a salve per ogni fiancata. Quando mi convinsi che era la migliore nave che avessi mai comandato mi avvicinai al timoniere e gli dissi di puntare verso l’isola di Lampedusa, luogo di riunione della nostra flotta.
Era stata scelta perché era considerata zona franca sia dai musulmani che dai cristiani. Si poteva gettare l’àncora in una delle numerose cale e rifornirsi di acqua e legna senza timore di essere aggrediti. Poteva capitare di incontrare legni nemici, ma ognuno faceva quello che doveva senza mettere mano alle armi. Nessuno aveva mai saputo spiegarmi quando e per quale motivo fosse stato preso questo tacito accordo tra avversari che solo qualche miglio al largo si sarebbero scannati senza pietà. Ma la cosa che consideravo più straordinaria era l’esistenza di una grotta, dedicata dai cattolici alla Madonna, dove era sepolto anche un marabutto turco…”.
Null’altro da aggiungere.

Marco Zanoni

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