Cul-de-sac



Alberto Custerlina
Cul-de-sac
Dalai
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Ci aveva già abituato bene Alberto Custerlina con i precedenti Balkan bang! e Mano Nera. L’ambientazione livida di Sarajevo immergeva i suoi personaggi in spirali di violenza condite con un crescendo di ritmo e tensione. Custerlina scrive bene, senza tanti giri di parole e va subito al sodo. È ciò che fa anche in Cul-de-sac, primo romanzo ambientato (anche se non interamente) in Italia, a Trieste per la precisione. Ovvero una zona di confine. Dove o sai come destreggiarti, sai con chi devi parlare, sai dove mettere i piedi, o sei finito.
Ne sa qualcosa sia la spietatissima e religiosissima killer croata Ljudmila (che Trieste la conosce), sia Zeno Weber, fascista di vecchia guardia che vorrebbe una vita normale, fuori dai problemi. È da tempo che Zeno ha detto ai guai che non vuole più lo loro amicizia. Ma questi se ne fregano, gli suonano alla porta e lo chiamano pure al telefono. Suo malgrado, insomma, il Weber dovrà mettersi il cuore in pace e sporcarsi un po’.
Con Cul-de-sac Custerlina racconta una Trieste inedita e periferica, sporcata dalla neve, fredda e a tratti malinconica. L’autore ha talento nell’intessere con intelligenza storie diverse, dapprima introducendone situazioni e movenze dei personaggi, per poi far entrare il lettore nel pieno delle loro scelte e decisioni, con tutte le ovvie conseguenze che scatenano, fino a far convergere il tutto verso uno scontro finale.
Se si tratti di scontro frontale, di imboscata dai lati, di furba strategia di avvicinamento, beh, questo lo possono svelare solo le ultime, adrenaliniche pagine di questo bel romanzo. Si legge d’un fiato, quindi non chiedeteci il finale. Perché leggerlo direttamente dal libro di Custerlina vi piacerà di più.

Massimo Versolatto

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