Delitto a otto colonne



Stefania Frigau
Delitto a otto colonne
Davide Zedda editore La riflessione
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Laura, giornalista di nera, la protagonista di questo bel romanzo, sarà il nostro “Virgilio” di gran qualità attraverso variegati ambienti sociali e antropologici di una Cagliari intrigante e fascinosa.
Stefania Frigau ha un modo garbato e intelligente di esplorare la realtà, senza supponenza, o risposte in tasca, ma anzi con una carica umana e d’auto ironia davvero peculiare.
Il suo è un romanzo di varia umanità e luoghi: strade, redazioni di giornali, mare, case e scuole.
Le persone come gli ambienti hanno una precisa e nitida dignità e su di loro incombe un affettuoso ma implacabile sguardo oggettivo dell’autrice.
La trama è lineare, ma non povera di colpi di scena, l’intreccio noir è ben congeniato e ruota attorno al ritrovamento del cadavere di un bambino in un appartamento sfitto da parte della protagonista, la sua nevroticissima madre, i possibili acquirenti dell’appartamento, e l’agente immobiliare.
Da qui si dipana un’interessante ricerca della verità che non somiglia molto alle consolidate tecniche investigative di molti polizieschi, anzi, è un’indagine atipica e rocambolesca quella di Laura, un vaglio dei fatti con un taglio giornalistico e di molto buon senso.
Lei, donna consapevole, periodicamente messa fuori uso da un abbandono sentimentale, deve rimettersi in piedi su due fronti che, come sempre succede, sono strettamente correlati.
Da un lato deve riuscire nell’impresa non facile di cambiare ruolo professionale e passare dall’ambito culturale a quello della cronaca nera, in seconda istanza deve riorganizzarsi la vita privata.
Il mondo del giornalismo e le sue redazioni sono ampiamente descritti in questo romanzo con un adagio letterario pacato ma allo stesso tempo umoristicamente accusatorio e tagliente.
È esilarante il confronto tra le due testate cagliaritane, la redazione infestata di serpi e di giornalisti furbetti che si guadagnano le notizie in anteprima grazie ad imbrogli e accordi sotto banco con i palazzi del potere.
Laura sembra spaesata e tagliata fuori da questi meccanismi perversi ma necessari per essere tempestivamente sulla notizia più succosa.
Grazie alle sue arti molto femminili, che, contrariamente a quanto pensano molti uomini, consistono più nella cocciuta e intraprendente insistenza che nell’abito scollato, la vulcanica nerista riuscirà a destreggiarsi a meraviglia e a procurarsi con astuzia informazioni fondamentali, inventandosi, di fatto, una nuova tecnica di ricerca di particolari inediti per i propri articoli.
Tuttavia la nostra protagonista è dotata di una coscienza civile che non le consente di travalicare i limiti della decenza, quelli che vediamo violati tutti i giorni dai telegiornali d’ogni ordine e rango, che, protetti dal dovere dell’informazione, offrono uno spettacolo sempre più raccapricciante.
Il mistero sarà risolto brillantemente grazie al contributo importante di Laura, che sarà, suo malgrado, costretta a rapportarsi con una delle piaghe sociali più drammatiche della nostra società: la pedofilia.
Belle le pagine della Frigau su questo tema, incisive e mai pietistiche, un lucido resoconto di un allarme sociale impellente che meriterebbe più attenzione: l’abbandono a crudeli mostri d’innocenti lasciati a loro stessi in balia di una Rete virtuale sempre più adescatrice e insidiosa.
Un personale plauso alla bellissima e intensa cartolina letteraria di Cagliari offerta dall’autrice.
Mi sto innamorando di questa città, dei suoi segreti, dei misteri e delle favole che sembrano saturarne l’aria.
Laura mi ha fatto vedere scorci umani e paesaggistici sconosciuti dimensioni incantate.
Molti autori sardi restituiscono con assoluta veridicità i profumi, i colori, le miserie e le nobiltà di Cagliari, città vissuta nel bene e nel male con intensità, mai osservata distrattamente, ma interiorizzata e interpretata con pagine coraggiose d’odio o d’assoluto amore.
Leggendo delle belle pagine su Cagliari, il mio pensiero va spesso alla Marsiglia di Izzo, le pagine della Frigau richiamano quella memoria sentimentale e quel sentirsi parte di una comunità e di un’identità che lega uno scrittore di razza alla propria terra.
Un romanzo perfettamente calibrato, una narrazione molto ritmata e una sferzante ironia ci lasciano mille aromi nella testa, gli stessi che Laura, ferrata intenditrice, spera di ritrovare nei vini che sceglie per passare una bella serata.

Alessandra Anzivino

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