Jorge Ibargüengoitia – Due delitti



Jorge Ibargüengoitia
Jorge Ibargüengoitia
La Nuova Frontiera
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Quando la polizia suona alla sua porta, in una mattina come tante, Marcos, soprannominato il Moro e la sua compagna conosciuta da tutti come Chamuca stanno già abbandonando la città. Ad avvertirli sarà Estefanita la portinaia del palazzo. “La notte in cui la polizia violò la Costituzione”, come esordisce Jorge Ibargüengoitia in questo romanzo, è quella appena trascorsa, i protagonisti hanno festeggiato con i loro amici più stretti il loro quinto anniversario. Una serata fatta di risate, in cui hanno bevuto e mangiato tamal de cazuela, in cui il Moro sottolinea “non mi sono mai trovato in un gruppo affiatato come all’inizio di quella festa”. Quando arriva la telefonata di Estefanita, i due non hanno dubbi: è meglio allontanarsi da Città del Messico per un po’.
“Neppure per un momento mi passò per la testa, e neppure per quella della Chamuca, l’idea che se uno è innocente non ha nulla da temere. Ci sentivamo innocenti, ma la Chamuca è schedata perchè ha partecipato a diverse manifestazioni di protesta, io sono renitente, ossia non mi sono mai presentato a fare il servizio militare, ed entrambi siamo stati in contatto con gruppi socialisti seri. Inoltre, siamo convinti che la polizia è capace, quando cosi le gira, di addossare qualsiasi delitto al primo che capita”.
Alla fermata dell’autobus la coppia si divide, la Chamuca raggiungerà a Jerez una cugina di cui nessuno sa nulla, un nascondiglio perfetto, mentre il Moro si recherà da un vecchio zio, ricchissimo. La sua intenzione è quella di raggiungere una spiaggia paradisiaca insieme alla sua compagna in attesa che le acque si calmino e per farlo ha bisogno di soldi. La sera del suo arrivo nel villaggio di Muérdago, dove Marcos è cresciuto, ad accoglierlo ci sarà un gelido benvenuto e una porta chiusa in faccia.
“Era stata una giornata difficile e tutta imprevisti, ma in quel momento mi sembrava poca cosa in confronto alla prospettiva di trovarmi davanti quella stessa sera un vecchio zio che quasi non conoscevo nè mi aspettava nè mi voleva bene nè mi aveva visto negli ultimi dieci anni, per raccontargli la storia che avevo inventato durante il viaggio”.
Il Moro dovrà fare i conti con una nuova realtà che si è insediata in casa dello zio: il vecchio Ramòn è malato e ad assisterlo si sono riuniti i suoi nipoti, i cugini di Marcos, Alfonso, Gerardo, Fernando e Amalia con il marito gringo e la figlia Lucero. Nei grandi ambienti della casa in cui risiede lo zio Ramòn, gli spazi si faranno stretti, l’aria irrespirabile: i quattro cugini apparentemente uniti in nome degli interessi dello zio, in realtà sono continuamente in lotta per accaparrarsi una fetta del cospicuo patrimonio. Marcos ha un obiettivo ma per raggiungerlo non sa cosa lo attenderà, l’avidità e la meschinità saranno il lento logoramento di ogni cosa, l’eco che si rincorre fra le stanze della casa.
Le turbolenze del corpo saranno un fallace antidoto alla menzogna, distoglieranno l’attenzione portando il Moro a perdere quasi il suo senso dell’orientamento.
Le dinamiche crude e violente si sommeranno in due delitti cui il lettore assisterà con il fiato sospeso, fino all’ultima pagina, in attesa di conoscere la verità. Le indagini saranno condotte in sordina da chi conosce quegli stessi ambienti, parallelamente alla polizia, e sfoceranno in una ricostruzione che prende le distanze da ogni depistaggio. Jorge Ibargüengoitia insegue un ritratto di famiglia che si distingue per il senso del paradosso e l’ansia di voler agguantare ciò che di più effimero la vita possa metterti sul tavolo, fino a far tornare a galla una cruda realtà.

Paola Zoppi

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