Faccia a faccia con Alessandro Berselli

untitled Anche le scimmie cadono dagli alberi” con questo libro quali primati hai intenzione di abbattere? Più che primati da abbattere parlerei di sfide con me stesso. Con la mia cifra di scrittore, più che altro. Dimostrare di sapersi calare in più contesti narrativi, dal noir a tinte fortissime di “non fare la cosa giusta” per esempio a un romanzo come le “scimmie” che ha come obiettivo quello di essere caustico e corrosivo, politicamente scorretto. Divertente ma al vetriolo. Questo era il manifesto programmatico. E ho fatto di tutto per farlo rispettare.
Nello strillo di copertina, De Giovanni ti definisce un autore originale e visionario. Ti riconosci in questi due aggettivi?
De Giovanni è un gigante, e averlo trovato pronto a perorare la mia causa è per me motivo di gioia infinita. Dal punto di vista stilistico credo di avere fatto un discreto lavoro e di essere riuscito a creare un tipo di prosa piuttosto originale, facilmente riconducibile al suo autore e poco incline a trovare modelli e paragoni con i quali confrontarsi. Una volta Marilù Oliva parlò di minimalismo berselliano. Mi piace questa definizione. Una scrittura diretta, senza fronzoli, punk. Visionaria dal punto di vista sintattico sicuramente. Così come nella ricerca di un umorismo personale, citazionista e ricco di sfumature grottesche
Se sì, quali sostanze narrative assumi prima di iniziare la stesura di un libro?
Vino. Sono incapace di scrivere senza un bicchiere di vino. Senza alcol dovrei limitarmi a fare libri da colorare. O qualche ricettario. Sono un ottimo cuoco.
Aggiungi tu un terzo aggettivo nel quale ti identifichi. Delirante? Sarcastico, ironico, caustico e irriverente sono alcuni tra gli aggettivi più usati per descrivere i tuoi libri e la tua scrittura. Sei così anche nella vita o predichi male e razzoli bene?
Predico male e razzolo male. I miei personaggi sono miei alter ego, poi diciamo che al limite nella vita sono abile a trovare una forma diplomatica con la quale relazionarmi con il prossimo. Samuel Ferrari, il protagonista, è un trentenne inadatto a diventare grande, abile nell’autosabotare la sua stessa esistenza. Cosa che gli riesce benissimo, peraltro, visto che il libro è una sorta di monumento all’incredibile capacità umana nel comportarsi da idiota.
Perché ti piace fare il fustigatore di luoghi comuni e ridicolizzare gli stereotipi? Rispondimi usando  frasi fatte e locuzioni latine.
Non ho mai studiato latino e ho già usato alter ego nella risposta precedente, quindi se la risposta prevede soltanto la lingua di Cesare dovrò limitarla a do ut des e inter nos. Fustigatore di luoghi comuni mi eccita parecchio, invece, fa molto sadomaso. E in quanto a ridicolizzare gli stereotipi direi che alla fine per uno scrittore basta cogliere quello che si vede in giro. Viviamo in un circo che alterna tragedia e commedia, e se sei bravo a fotografarlo elevandolo all’ennesima potenza con aggiunta di cianuro, il risultato è quello che hai letto. Un libro ironicamente straziante sulla vita ai tempi del ventunesimo secolo.
Nel tuo libro parli di amore, morte, sesso in modo ironico senza mai però diventare irriverente o scadere nel volgare. Quando scrivi, ti poni dei limiti? Hai tabù o remore? Ci sono argomenti che non ti piace trattare o pensi che la buona narrativa sia da sola un filtro sufficiente  per poter dire qualsiasi cosa?
Nessun filtro ma credo che anche la volgarità debba essere dosata. Non per una scelta bacchettona, ma estetica. Bisogna imparare a fare paura senza essere splatter, era la lezione di Hitchcock, no? La parolaccia è un effetto speciale. La usi quando ha una sua funzionalità, diversamente diventa solo un trucchetto per colpire in assenza di altri strumenti per farlo. Troppo facile.
Il protagonista del tuo libro elenca le tre cose fondamentali della sua vita: musica, sesso e sport. Quali sono le tue?
Musica, sesso, cinema e buone conversazioni. Se abilmente mescolate ancora meglio. Forse messe insieme possono anche diventare amore. Il cosiddetto quinto elemento.
A proposito di distruzione di stereotipi, la milf giapponese del protagonista, rientra anche nel tuo immaginario erotico?
A dire il vero, no. Però mi sembrava un personaggio fortemente caratterizzante. Ho giocato in modo particolare sulla coralità in questo romanzo. Un baricentro costituito dalla voce narrante, e intorno a lui una galleria di comprimari fortemente disturbati. Il gioco era questo. Fotografare un’umanità che non sta bene con se stessa.
Berselli lettore, cosa ama leggere?
Fino a dieci anni fa ero onnivoro. Classici, noir, chick lit, fumetti. Adesso sto restringendo sempre più il mio cortile di lettore, mi sto specializzando sulle scritture a me più affini. Pochi italiani, che trovo molto distanti dalla mia sensibilità. Preferisco gli americani. Franzen, Roth, Palahniuk.
Sei un docente di tecniche della narrazione: dimmi la prima frase che dici ai tuoi nuovi  studenti.
Sapere scrivere bene e raccontare storie sono due cose molto diverse.
Sei molto attivo sui social, che rapporti hai con i tuoi amici virtuali?
Ottimo. Adoro la comunità virtuale, il network che si crea con chi frequenta i tuoi stessi spazi nel web. La comunicazione sempre e comunque. La possibilità di essere con chiunque quando vuoi. Chiaro, non deve essere a prescindere dalla vita reale, però è un corollario perfetto. I lettori diventano tuoi amici, persone con cui ti interfacci. Per me è fantastico.
Cosa ti fa ridere?
L’umorismo scorretto che non ha paura di farti del male. Il trash che si unisce alla citazione colta. Lo scambio di registri. La surrealtà grottesca.
Il complimento più bello che possano farti su un tuo libro è.. Mi hai procurato emozioni. Di qualsiasi tipo. Un libro non può non riuscire in questo obiettivo. Diversamente non serve a nulla.
Mi ricordo quella volta che a una presentazione..
Era il 2007. Talmente ubriaco che continuavo a ripetere sempre la stessa frase. Un mantra irreale. Non ne vado affatto fiero. Non succederà più
Consigliami tre libri per l”estate, oltre al tuo ovviamente.
Il lamento del prepuzio di Auslander. Coppie di Updike. Libertà di Franzen

Cristina Aicardi

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