Faccia a faccia con Paolo Roversi – La confraternita delle ossa

Lo scrittore Paolo Roversi. Cuba, 2013
51L2jiQNTZL._SX334_BO1,204,203,200_Dopo il fortunato dittico della città rossa, torni in libreria con il tuo personaggio seriale. Ti è mancato Enrico Radeschi in questi anni?
Sì, mi è un po’ mancato ed era giusto che tornasse,mancava dal 2009 E poi quest’anno festeggio il decennale del personaggio, il primo romanzo  uscì nel 2006. Questo è anche il mio decimo libro, il quarto con Radeschi protagonista.
Cosa ci puoi dire del libro?
Innanzitutto questo, a differenza dei precedenti, è un thriller vero e proprio.Parte con un omicidio sotto il portico dei Mercanti a Milano e poi è un crescendo di eventi.
A dire il vero io stavo scrivendo un altro libro, il ritorno di Radeschi,ero già a centomila battute,  poi sono capitato nella chiesa di San Bernardino delle Ossa e il posto mi ha affascinato, e mi ha raccontato un’altra storia. Ci sono posti così potenti, magici e suggestivi che evocano storie che è impossibile non raccontare. E quindi ho momentaneamente abbandonato l’altro romanzo per buttarmi su questo, che mi ha anche offerto anche l’occasione per raccontare gli inizi di Radeschi, il suo arrivo a Milano e il suo incontro con i personaggi che popolano poi anche tutte le altre storie, come il questore Loris Sebastiani. Un’occasione poi per riannodare certi fili, e spiegare alcune cose: per esempio, qui ho raccontato il caso della Mantide di Corvetto, che negli altri libri Radeschi cita sempre come il suo primo caso, senza mai però averne dato un resoconto. Ecco, qui lo fa.
Cosa c’è di te in Radeschi?
Beh, indubbiamente qualcosa in comune c’è. Entrambi della Bassa, entrambi giornalisti, con la passione per l’informatica. Quello che gli ho prestato è il mio stupore all’arrivo a Milano, il primo impatto con la città. Diciamo che ho scavato un po’ nella mia memoria.
Il tuo rapporto con i libri non si ferma alla sola scrittura. Hai fondato il web magazine Milanonera  e sei l’ideatore del Festival Nebbiagialla, oltre che curatore di una collana di gialli per la Novecento editore e organizzatore di  eventi che coinvolgono numerosi scrittori e hanno come scopo la promozione della letteratura gialla e noir.
Cosa ti spinge a impegnarti su tutti questi fronti?
Direi che la risposta è una sola: la passione, l’amore per i libri e la letteratura gialla e noir.
Una passione che quando arrivai a Milano trovai anche in un posto speciale La librera del giallo di Tecla Dozio. Era un posto unico, con un’atmosfera incredibile. Un luogo di incontro e confronto tra scrittori.  Ecco, quando ho pensato al Festival Nebbiagialla mi sono ispirato alla libreria di Tecla. Volevo un festival che fosse diverso dagli altri, dove gli scrittori potessero trovarsi, confrontarsi e parlare anche tra loro.
Infatti i momenti poiù belli e interessanti sono le cene, nella convivialità nascono idee, progetti. Bisogna sempre ricordare che da soli non si è nessuno. E il Nebbiagialla è cresciuto nel tempo e ha appena festeggiato consuccesso il decimo anno, cosa per la quale devo anche ringraziare l’amministrazione comunale che da sempre crede nel progetto e lo sostiene.
Come è cambiato il genere giallo/noir negli anni?
Più che il genere forse è cambiato il mondo editoriale. Si pubblica di più, ma si legge molto meno. Il giallo è stato sdoganato forse anche grazie alla televisione e ai molti  telefilm di genere che hanno avuto successo, vedi Montalbano, C.S.I. Criminal Minds etc.

Oggi funzionano molto i personaggi seriali. Il pubblico li vede crescere, ci si affezione, sono in un certo senso rassicuranti.

Programmi futuri?
Beh,ne ho tanti. Già domenica si terrà il Milano in Bionda,  a febbraio  l’undicesima edizione del Nebbiagialla e  ovviamente terminerò il libro che stavo scrivendo, sempre con protagonista Radeschi. Poi chissà, potrei incontrare una nuova storia che vuole essere raccontata.

Cristina Aicardi

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