Nel tuo primo romanzo “La valle dell’orco” mi pare che utilizzi il giallo come strumento narrativo per raccontare altro. Se sì, che cosa?
Quando scrivo, desidero innanzitutto raccontare una storia gialla, questo è il mio obiettivo. Ogni storia però, sia essa gialla, nera o rossa, si svolge sempre in un luogo e comprende sempre dei personaggi. Ecco, io mi sforzo di raccontare, insieme alla vicenda gialla, anche quei luoghi e quelle persone, di spiegarne la storia, il carattere, la cultura. Nel caso della “Valle dell’Orco”, l’ambiente è quello montano, dell’altovicentino, che ha alcune sue specifiche peculiarità , la più importante delle quali è che la maggioranza della popolazione locale discende da antichi coloni bavaresi insediatisi lassù a partire dal medioevo. Quella gente ha mantenuto per secoli un proprio arcano dialetto, un folclore e delle tradizioni “teutoniche o todesche” come dicono i documenti antichi. Sono i cosiddetti Cimbri, dalla parola tzimber, che vuol dire carpentiere, boscaiolo. Il romanzo riscopre le origini di quei montanari, origini che in larga parte sono oggi sconosciute perfino a loro. Partendo dalle parole, dalle targhe stradali, dai cognomi, si snoda un’indagine che da poliziesca diventa via via storica, e viceversa. L’intera vicenda si svolge in una piccola contrada montana, contrà Brunelli, e quando si capirà che già quel nome, apparentemente così banale, deriva dalla parola “brun”, che significa fonte, ma in un’altra lingua – l’antico medio tedesco – che giunge dal profondo medioevo, beh, a quel punto s’intuisce che tutta la realtà intorno a noi ha un altra origine, un differente significato. Si capisce che i misteriosi delitti che avvengono in quel luogo possono avere una diversa spiegazione e dei colpevoli del tutto inaspettati…
Nel secondo romanzo “l’ultima Anguà na” il brigadiere Baldelli torna dopo tanti anni nelle medesime valli che avevi descritte nel primo libro. Antiche leggende affiorano accanto a folletti e a streghe.Ci vuoi parlare di queste figure mitiche che paiono quasi intrecciarsi ai fatti reali, i delitti, che costituiscono la trama del giallo?
La cultura della gente e l’aspetto dei luoghi sono fortemente influenzati dalla propria storia, e una parte importante della cultura delle genti alpine è costituita dal loro folclore. Mi attraggono soprattutto i loro miti più antichi che traggono origine da delle concezioni della realtà di tipo magico, fantastico, pagano e superstizioso. Oggigiorno la gran parte di quel patrimonio mitologico è perso o trasformato in favola, racconto per bambini. Un tempo non era così e anzi quei miti erano spesso la spiegazione fantastica delle paure che l’uomo, nel duro ambiente montano, provava a contatto con una natura spietata e maligna, nient’affatto bucolica. Ecco, nell’Ultima Anguà na, in trasparenza, si intravvedono proprio questi miti apparire fra le brume del bosco, nei momenti di maggiore tensione,: l’orco, selvaggio e sanguinario, l’anguà na, suadente e letale, il salbanello, dispettoso e demoniaco. Sono mere apparizioni? Sono solo suggestioni? Sì, perche il mio romanzo non è un fantasy, è un giallo… e però, “quando scende la sera nelle valli alpine più appartate, diventa abissale la differenza fra i piccoli borghi montani e le città ...”
Il tuo ultimo libro “Tutto è notte nera”, è un bel romanzo giallo che diventa anche un racconto d’avventura e che si conclude con diversi colpi di scena. Mi sembra che anche qui unisci il piacere di scrivere al desiderio di raccontarci antiche storie di persecuzione. Di cosa si tratta?
Un’altra peculiarità delle valli e delle montagne che io ho scelto come luoghi ove ambientare i miei romanzi, è che nel ‘500 esse furono teatro di una adesione, a livello di massa, all’eresia protestante. La predicazione evangelica non coinvolse solo una parte del clero, ma anche la nobiltà vicentina, gli intellettuali – con Palladio fra gli altri – e soprattutto vasti strati di popolazione, con preferenza per gli addetti alla nascente industria tessile che erano, per la gran parte, d’origine cimbra, todeschi insomma. Per dirla con i documenti antichi, a Schio, Arzignano e Posina, a metà del ‘500, “allignava una setta d’heretici chiamati Angelicati” che avevano ridotte quelle terre “a boschi ripieni di fiere selvagge per i corrotti costumi”, ma non solo lì, e non solo a Vicenza e provincia: tutto il Veneto fu allora incendiato dall’eresia protestante. Ebbe successo soprattutto la sua versione più perniciosa: l’anabattismo, che univa la contestazione dell’autorità papale con le rivendicazioni sociali, il rifiuto delle tasse, delle servitù e delle corvée medievali.”Un homo non deve comandar all’altro”predicavano, provocando così l’immediato intervento della Repubblica di Venezia, che da tollerante e distratta si trasformò in spietata persecutrice. Il mio romanzo non è però ambientato nel ‘500, ma nel 1975, proprio quando il motto “un homo non deve comandar all’altro” divenne appannaggio di molti giovani nel nostro paese. Nella trama quindi, il rispecchiarsi di storie antiche e moderne di eresia, di contestazione e di repressione violenta, danno luogo a una narrazione serrata, a vicende che trascolorano dal giallo, al thriller, all’avventura.
Descrivi molto bene le montagne dell’altovicentino e del pedemonte veneto. Sei legato a quelle terre? Altri progetti in cantiere?
Conosco quei luoghi perché lì sono nato e mi piace narrare la loro più intima natura. Quei posti e la gente che vi abita, hanno delle caratteristiche molto singolari, alle quali ho già accennato, ma posseggono ancheun ulteriore carattere speciale, di rilievo non solo locale ma addirittura europeo. Quel carattere, quella storia,potranno essere scoperti nel mio prossimo romanzo…
Matino Umberto (Schio, 1950) è autore di “La Valle dell’Orco”, un noir uscito nel 2007 con la prefazione di Eraldo Baldini, e che è diventato un log-seller presente tuttora nelle librerie. Nel 2014 è stato pubblicato in Germania col titolo “Die Toten von contrada Brunelli”. Nel 2011 ha pubblicato il giallo “l’Ultima Anguà na”, vincitore del premio GialloLimone Piemonte, e finalista del Premio Cortina e di Provincia in Giallo. Il suo ultimo romanzo “Tutto è notte nera” (2015) ha avuto un grande successo di vendite ed ha completato quella che è stata definita la “trilogia cimbra”.