I film finalisti al Premio Caligari: Il ladro di giorni di Guido Lombardi

Al concorso di IULM e Noir in Festival per il cinema italiano, ideato da Gianni Canova in accordo con Giorgio Gosetti, partecipano sei film scelti fra i noir di produzione italiana usciti in sala nel corso dell’anno solare 2019.
I sei finalisti, selezionati proprio da Canova e Gosetti, saranno proiettati fra l’8 e l’11 dicembre a Milano nell’Auditorium di IULM 6 in via Carlo Bo 7, con introduzione o del regista e/o di alcuni membri del cast.
Oggi Mirko Giacchetti, il nostro esperto di cinema, ci racconta:

Il-Ladro-di-Giorni-ofqvrhbybflxou3vaj61y47k65wt1twq8hy1x4c8yaIL LADRO DI GIORNI di Guido Lombardi
che sarà proiettato
domenica 08/12/2019 h 18:00
IULM 6 – Auditorium
Introduce il film il regista Guido Lombardi

 

 

Da dove ci eravamo interrotti.
A volte è difficile riprendere un discorso dopo cinque minuti di interruzione, in altre occasioni è possibile continuare – come se nulla fosse stato – un rapporto dopo un’interruzione di anni. Quale sia la differenza, non è difficile immaginarlo. Ci sono legami che durano oltre il tempo, che ci raggiungono ovunque siamo, obbligandoci a continuare.
Il ladro di giorni è una pellicola che Guido Lombardi ha tratto dal proprio romanzo omonimo. Con l’uscita di prigione, Vincenzo (Riccardo Scamarcio) cerca di riallacciare i rapporti con suo figlio Salvo (Augusto Zazzaro). I due intraprenderanno un viaggio di quattro giorni ma la riconciliazione non è l’unico fine, poiché l’occasione è sfruttata dal genitore per consegnare una partita di cocaina.
La coppia di attori è ben affiatata e la regia sorregge egregiamente il rapporto on the road tra i due protagonisti. Sono tutto quello che rimane di una famiglia, la madre è mancata anni prima e, come in tutti i viaggi, i presupposti della partenza sono diversi dalle certezze dell’arrivo.
La pellicola prende spunto da un’idea interessante e testimonia il buono stato di salute del nuovo cinema italiano nell’uscire dalla palude in cui era sprofondato a causa delle facili commedie e i film patetici appesantiti da messaggi sociali spesso confusi o all’acqua di rose.

Mirko Giacchetti

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