I finalisti del premio Scerbanenco: Intervista a Fabio Stassi – la lettrice scomparsa

Fabio Stassi, siciliano, classe 1962, vive a Viterbo e lavora a Roma alla Sapienza.
Dopo l’esordio del 2006 con Fumisteria ha dato alle stampe parecchi altri lavori, tradotti anche all’estero, ottenendo numerosi e importanti riconoscimenti.
Ultimamente per Sellerio Editore ha pubblicato La lettrice scomparsa.

downloadFabio, hai esordito nella scrittura relativamente tardi, ma direi che hai recuperato alla grande. Cosa è cambiato nel mondo dell’editoria dai tuoi inizi a oggi?
Quando ho pubblicato per la prima volta, alla fine del 2006, sono giusto dieci anni adesso, l’editoria era già cambiata. Credo che la metamorfosi sia avvenuta durante gli anni Novanta, con il nascere dei Festival letterari, dei saloni e delle fiere, e la relativa spettacolarizzazione del libro e dell’autore, la loro trasformazione in eventi e performer. È un fenomeno internazionale, ma che in Italia ha avuto un’applicazione contagiosa. A giudicare dal numero delle occasioni pubbliche, dovremmo essere il paese che conta più lettori al mondo. Eppure tutto questo ha aiutato comunque piccoli e medi editori a sopravvivere in un mercato dominato da una forte concentrazione editoriale, nonostante sia sempre più difficile. Io ho avuto la fortuna di conoscere l’entusiasmo e la competenza che anima l’editoria indipendente. Ho l’impressione di avere assistito alla crescita comune di un’intera generazione di editori, uffici stampa, redattori e anche di librai indipendenti e aggiungerei di bibliotecari che all’inizio erano molto giovani, ma oggi hanno in media più di quarant’anni. A tutti loro la nostra letteratura deve moltissimo.

Quali difficoltà hai incontrato per iniziare a pubblicare i tuoi primi libri?
Il mio curriculum di aspirante romanziere è stato costellato, come quello di tutti, di ripetute prove, lettere di rifiuti, occasioni mancate per un pelo, incontri, suggerimenti. Posso dire che scrivo da sempre, ma alla fine sono stato molto fortunato. Poteva non accadere niente. Di sicuro, all’inizio non ero pronto, avevo molti difetti, e altri continuo ad averne. È come con lo sport: la letteratura ti insegna che per migliorare anche poco, ti devi allenare davvero a lungo. Per me sono state importanti delle persone: alcuni amici fraterni, che sono stati negli anni i miei primi lettori, e che non finirò mai di ringraziare, e poi Ernesto Ferrero, Gianni Mura e Gesualdo Bufalino, a cui avevo spedito dei racconti e che mi hanno dato fiducia, senza neppure conoscermi, spingendomi ad andare avanti. Le pubblicazioni sono venute quando quasi non lo aspettavo più, per caso. Dopo avere ricevuto tante lettere negative, improvvisamente, nel 2006, mi risposero tre editori insieme con tre proposte diverse. Ancora adesso, mi sembra incredibile.

Tu hai un lavoro di responsabilità alla Sapienza, scrivi romanzi pluripremiati e ti occupi anche di testi musicali e di discografia. Come riesci a conciliare tutte queste attività e queste diverse anime?
Un po’, i libri per me sono sempre stati il filo di tutto: ci lavoro come bibliotecario, provo con molta incoscienza a scriverli. A volte mi sembra di non avere fatto altro, da quando ho imparato a leggere, che cercare di metterli in ordine. E in cambio i libri, certo, mi hanno incasinato la vita. Sono difficili da conciliare con il quotidiano, e con la realtà. Mi servirebbero giornate di quarantotto ore. Per fortuna non ho smesso di viaggiare tutte le mattine e tutte le sere sul mio lentissimo treno da pendolare dove ricavo il mio tempo e provo a dilatarlo. La musica è soltanto un’altra faccia della stessa passione, anche se ultimamente sono costretto a trascurarla. Ma mi piacerebbe che ci fosse tra musica e letteratura, e tra musicisti e scrittori, più scambio, più mescolanza.

Parliamo del tuo ultimo romanzo, La lettrice scomparsa. Se non sbaglio, già in passato ti eri occupato del potere terapeutico dei buoni libri. Come ti è venuta l’idea di scrivere un vero e proprio romanzo su queste tematiche?
Anche in passato, le idee mi sono sempre nate da altri libri che leggevo, da lettere, racconti, singole frasi, versi. Più che delle esperienze personali, la mia immaginazione si è sempre nutrita della mia esperienza di lettore. In questo caso, è stato decisivo l’essere stato arruolato da Antonio Sellerio, nonostante le mie titubanze, come curatore italiano del divertente manuale di rimedi letterari di due autrici inglesi, Curarsi con i libri. Della biblioterapia sapevo soltanto, genericamente, che sulla porta della biblioteca di Tebe, nel XV secolo a.C., era scolpita un’iscrizione che diceva “Rimedio dell’anima”. Ma pian piano, dopo avere scoperto la grande sensibilità letteraria di molti terapeuti, medici condotti, farmaciste, soprattutto quelle omeopatiche, ho trovato una mia privata rispondenza sia con il tema della letteratura che con quello della malattia. Provengo da una famiglia meridionale che, come accade spesso al Sud, metteva la malattia al centro di ogni racconto. In fondo, per tutti i miei antenati, ogni storia che valesse la pena tramandare era una storia di sopravvivenza. Forse per questo, mi è venuto quasi naturale trasformare anche l’argomento della biblioterapia in narrazione e in romanzo.

Nella mia recensione, ho definito il tuo libro un giallo psicologico. Ci ho preso o hai qualche definizione più… calzante?
Forse mi piacerebbe che lo si definisse un giallo “letterario”. Nelle mie più spericolate ambizioni, volevo rivendicare per la letteratura un ruolo da protagonista all’interno del genere, e che il romanzo si riappropriasse di questo territorio. C’è tutto un filone esclusivamente letterario nel giallo, oggi in parte abbandonato, che va Edgar Allan Poe a Sciascia e Durrenmatt, passando per Borges. Un racconto o un romanzo per me sono più avvincenti di qualsiasi delitto. L’indagine che aprono mi interessa di più di qualsiasi fatto di sangue o della scoperta di un colpevole. La letteratura indaga sull’infelicità delle persone, e questa lascia sempre una traccia, come un segnalibro seppellito in un volume, dice il mio personaggio. Nella lettrice scomparsa la domanda di partenza era: perché scompaiono le persone? per quale dolore segreto, individuale, coniugale? Ma non è facile costruire un giallo con i metodi della letteratura, perché il compito del romanzo è quello di proteggere le domande dalle risposte. Un giallo letterario infrange quindi la regola base del genere: quella di dare al mistero una soluzione. È molto più ambiguo, e incerto. Io ho provato a cavarmela così: affidando la risposta a un personaggio, e quindi rendendola ipotetica e relativa, dando subito un’altra versione dei fatti, e poi un’altra ancora. Perché fosse chiaro che in letteratura la verità è sempre sfuggente. Ci si può solo avvicinare, con un po’ di fortuna e di ragionamento. Quello che conta, e che può dare senso e piacere, è il processo investigativo, che qui diventa soprattutto una riflessione letteraria. Ho scoperto così, alla fine, che il mio vera tema era l’impostura. Naturalmente, essendo Vince Corso un insegnante di italiano e storia a cui non hanno rinnovato la cattedra e non un commissario ha come aiutanti delle figure che appartengono al mondo dei libri, e quindi un libraio d’antiquariato e una bibliotecaria. L’indizio non poteva che essere una lista di letture, che a pensarci bene è sempre un indizio rivelatore. E la chiave di tutto un racconto enigmatico come Wakefield, la storia di un uomo che va via di casa per vent’anni restando però ad abitare di fronte, su cui non finiremo mai di interrogarci e al quale ho dedicato un intero capitolo e un’altra ipotesi di interpretazione.

Il tuo protagonista, Vincenzo “Vince” Corso è un bibliofilo colto ma tormentato, spesso malinconico o rassegnato, con problematiche interiori irrisolte. Un personaggio comunque molto intrigante. Oltre all’amore per i libri e a una smisurata conoscenza su questo mondo particolare, cosa ha in comune con il suo “papà letterario”?
Lui è più grasso di me. E somiglia a Gerard Depardieu, mentre io affatto. Ma in comune abbiamo senz’altro un certo impaccio di fronte alla vita e l’antipatia per tutti quelli che ostentano la loro sicurezza.

Da dove pensi ti derivi l’amore immenso che si intuisce nelle tue pagine per i libri e la lettura?
Dal mio primo alfabetiere. Da un disegno di Salgari. Dal un libro di poesie di Ungaretti e di Vinicius De Moraes. Da tutta l’amicizia e le coincidenze che sono passate per i libri. No, non c’è, per me, azione più umana che leggere. Per tutto questo continuo ad amare la letteratura di un amore inguaribile e sconsiderato.

Un consiglio da una persona sicuramente qualificata… tre autori del passato che per Fabio Stassi bisognerebbe assolutamente leggere e meditare attentamente?
I primi tre nomi che mi vengono sulle labbra sono Camus, Elias Canetti e Saramago.

Qualche nome che ritieni particolarmente interessante nell’attuale panorama letterario europeo?
Mi è molto piaciuta la Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov, uno scrittore bulgaro. Tra i francesi Carrère.Tra gli spagnoli Javier Marìas, Enrique Vila-Matas, Javier Cercas.

E invece un consiglio da dare a un giovane che pensasse di cimentarsi con la scrittura?
Sentire tanta musica, imparare a solfeggiare, leggere fino a cadere dal sonno, fare sport. Ma credo che ognuno debba trovare in sé i consigli adatti a lui.

Last but not least… progetti letterari per l’immediato futuro?
Ritornare al fantastico. Ho in mente una trilogia in cui ci saranno delle illustrazioni, delle foto e dei libri nel libro. Il primo riguarderà l’opera dei pupi e racconterà di una donna che nel mondo reale è una nana deforme, ma all’interno del teatrino, per tutte le marionette, è Angelica. Dopo, chissà, potrà tornare a Vince Corso, perché sento di non avere esaurito del tutto le possibilità di questo personaggio.

thI cinque finalisti, insieme al titolo più votato dai lettori, verranno presentati al Noir in Festival il 13 dicembre alle ore 17 all’Anteo Spazio Cinema di Milano, via Milazzo 9 (Metro Moscova), dove il 14 dicembre alle ore 21 verrà consegnato il Premio, opera dell´artista Andrea Ventura.

ingresso libero fino a esaurimento posti per gli incontri letterari

Tutti gli eventi del Noir In Festival e del Premio Scerbanenco a questo link

http://www.noirfest.com/


Gian Luca Antonio Lamborizio

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