Fiona Barton – Il sospetto



Fiona Barton
Fiona Barton
Einaudi
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“Ora so che proteggere i figli ci cambia. Ci cambia dentro e fuori”: non si sa se anche il lettore alla fine di questo lungo, angoscioso viaggio arriverà alla stessa consapevolezza maturata dalla protagonista. Quel che è certo è che è impossibile non ritrovarsi nelle paure di cui il viaggio è intriso. Siano esse quelle di una giovane diciottenne, la cui vacanza dei sogni, in Thailandia, si trasforma nel più impensabile degli incubi. Siano esse quelle di genitori che scoprono di non aver mai conosciuto veramente i propri figli e soprattutto che ormai è troppo tardi per farlo. Siano esse quelle di una madre, che vede le proprie certezze crollare, giorno dopo giorno, di fronte all’evidenza dei fatti. Fatti che dicono che il figlio si è macchiato di violenza sessuale. E forse anche di un duplice assassinio. Ma cosa succede se quella madre è anche una giornalista, da sempre abituata a tenere conto esclusivamente dei fatti?
Fiona Barton gioca intorno alle molteplicità dell’essere. Essere Kate Walsh (la protagonista) è essere donna, essere moglie, essere madre, essere giornalista. Il pluralismo di identità smuove percezioni e apparenze e si realizza nel momento in cui Kate, conosciuta per il suo “dare notizie”, diventa essa stessa notizia. Il coinvolgimento del figlio nell’inchiesta sulla scomparsa in Thailandia di due ragazze diciottenni fa emergere l’incontro-scontro tra il suo essere madre e il suo essere giornalista, portandola a rimettere in discussione i principi etici e morali a cui si è sempre attenuta. Fino all’inaspettato dilemma che, nelle ultime pagine del libro, condanna la protagonista (e con lei ogni lettore) ai propri errori e la costringe una volta per tutte a rispondere alla propria coscienza, a scegliere cosa essere davvero. Madre, giornalista: la Ma sono anche altre le angosce di cui si nutre Il Sospetto. Il dolore, la perdita, il vissuto di chi sopravvive a un figlio. I sensi di colpa di quei genitori che, perdendosi nei loro litigi o tra aspettative troppo alte, finiscono per perdere di vista i loro figli. La complicata accettazione di una verità straziante quale solo può essere la sentenza di una “malattia terminale”. La lenta agonia che ne consegue, la sensazione di impotenza che blocca ogni possibile reazione. Un distacco sofferto, silenziosamente temuto, a cui è impossibile arrivare preparati.
Tanto, per qualcuno forse è anche troppo. Ma Fiona Barton riesce ad apparecchiare il tutto piuttosto efficacemente: dà voce ai pensieri di Kate, a quelli del detective Sparks, ma anche a quelli della madre di una delle due ragazze scomparse in Thailandia. E a quelli della ragazza stessa, nei giorni precedenti alla sua scomparsa. Stessi fatti, prospettive diverse: la narrazione vive della pluralità di voci che la compone, arricchita e al contempo alleggerita dal confronto tra punti di vista così differenti. Ognuno a modo suo espressione di una sofferenza che non conosce tregua.

Giulio Oliani

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