Firmato Cardosa – Carlo Parri



Carlo Parri
Firmato Cardosa
Giallo Mondadori
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Cardosa è Cardosa e i suoi due cervelli non possono restare impassibili quando nella capitale appare e fa fuoco una Desert Eagle, un autentico cannone più che una pistola, capace di trapassare perfino i giubbotti antiproiettile. Prodotta in Israele, la potentissima Desert Eagle è la pistola del mito, conosciutissima tra i ragazzini che si dilettano coi video giochi dove si spara a tutto, ma per il vicequestore aggiunto alla Omicidi di Roma, Leonardo Cardosa, siracusano doc, la presenza di quell’insolita arma indica una pista ben precisa: Mossad. Il più letale dei servizi segreti. A maggiore ragione i suoi due cervelli non si danno pace per l’apparente pochezza della vittima titolare della Abate Edizioni, una piccola casa editrice a pagamento con sede in Piazza Vittorio. L’editore pubblicava con richiesta di contributo a tutti gli autori, tutti tranne uno di cui aveva pubblicato l’intera serie di libri: Giulio Gaburri.
Gaburri è esperto di testi incentrati su un unico tema, l’alchimia: I gradini della Grande Opera, La Dama col Liocorno e il suo codice, Le leggi cosmiche e i loro legami, Fulcanelli vive, Il sogno della tavola smeraldina.
Quando Cardosa scopre che Gaburri aveva appena consegnato un ultimo testo supersegreto e che il dattiloscritto è scomparso, così come al Cairo, dove si trovava per le sue ultime ricerche, è scomparso anche lo scrittore, i due cervelli entrano in fibrillazione, nonostante l’irritante raffreddore che però mette a cuccia ricorrendo al metodo Maigret e si fa servire bollenti grog.
Questo l’incipit della nuova travolgente avventura, che da Roma si snoda in Egitto e quindi al mare di Ortigia, del vicequestore siculo appena pubblicata nel Giallo Mondadori col titolo “Firmato Cardosa/L’investigatore che sa leggere nella testa della gente.”
Non aggiungiamo altro se non che i lettori ritroveranno i personaggi che popolano il mondo di Cardosa: l’amico scribacchino Matarò, giornalista del Messaggero e suo compagno d’infanzia; la bella Caterina, sostituto procuratore che lo aveva trascinato in tribunale; la sorella Maria con la sua compagna, Giuditta (le donne più belle di Siracusa, innamorate perse una dell’altra); il padre, Lallo, che si sente spagnolo nella testa e ha perso la testa per una vedova di Catania.
E i componenti della sua squadra coi quali è solito tenere parlamento quando i duri scendono in campo: il giovane ispettore Rizzo che lui chiama il ballerino; Costantini, la professoressa di Lettere prestata alla sua squadra; il sovrintendente Filippo Boccanegra, soprannominato l’Indio; l’ispettore capo Francesca Vanni, campionessa di tiro con la pistola. E, infine, Aloisio, il braccio destro con cui si capiscono al volo.
Due parole vanno semmai spese per l’autore, Carlo Parri, che col suo romanzo d’esordio fece conoscere al grande pubblico l’originalissimo investigatore aduso a fare i miracoli coi suoi metodi spicci, non sempre legali, ma assai efficaci.
Nel 2012 vince il prestigioso Premio Tedeschi con “Il metodo Cardosa” (titolo in origine dell’inedito, Le gallerie) e la Mondadori gli propone un contratto decennale. Quindi fanno seguito altri racconti col suo protagonista: Cardosa a Mercabarna, Cardosa e i fantasmi del mare, Cardosa e lo scrittoio della Pimpaccia, Maria Cardosa, La Lambretta di Cardosa.
Due anni fa Parri regala ai suoi lettori il secondo romanzo, “Cardosa e il codice Modigliani”, con un ricco collezionista e critico dell’arte ucciso al Verano con una busta di plastica. I ladri cercavano il codice per trafugare dalla sua galleria privata la Testa di Nené, una testa in pietra scolpita dal grande artista livornese.
Vincitore di altri prestigiosi premi e docente di scrittura creativa a Udine, dove vive, Carlo Parri possiede una libreria con oltre dodicimila volumi, ama i classici (Borges, Cervantes, Calvino, Hemingway, Dumas, Joyce, Quevedo, Vasquez Montalban, Saramago, Bufalino), e scrive solo nel suo studio, sotto un particolare punto luce.
Dotato di scrittura effervescente e fantasia galoppante a cui scioglie ogni freno col suo Cardosa, Carlo Parri ha dato vita anche ad altri personaggi, tra tutti Francesco Barra, l’Acchiappatore, indimenticato protagonista del lungo racconto “Si chiamava Nina”, ambientato nel 1939, pubblicato da Delos Crime e già premiato al MystFest di Cattolica.
Nativo di Pisa e autore precocissimo, pubblica il suo primo lavoro quando aveva cinque anni sul giornalino della Marzotto, quindi pubblica per la seconda volta sul “Corriere dei piccoli” nel lontano 1956. A sedici fonda la compagnia di teatro “NOI”, insieme al regista Alessandro Garzella e in seguito si dedica a numerose trasmissioni televisive (Ciuffettino, “Noi e gli altri, Pianeta donna, Una donna un Paese)”.
Dopo una vita passata a insegnare marketing, lo coglie il virus della scrittura e oltre a Cardosa e Barra, crea altri originali personaggi seriali come Max Rafaeli, Diego Rivera, Cristopher Cox.
Scrive senza l’uso della scaletta “Mi semplificherebbe la vita, ma semplicemente non ne sono capace” e quando comincia una storia, da un’idea nata per caso, dall’intuizione di un momento, lascia ai personaggi l’onere di farsi onore. E a leggere le sue storie si può dire solo che dai maestri c’è sempre da imparare.

 

Roberto Mistretta

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