Christian Frascella: sarebbe divertente vedera Contrera in tv.

Due chiacchiere con Christian Frascella, attualmente in libreria con L’assassino ci vede benissimo, Einaudi, terzo libro con protagonista Contrera.

Nei tuoi primi libri, nella terza di copertina si leggeva Christian Frascella “ex militare nel Genio Ferrovieri, ex operaio di fabbrica, impiegato in un call center…”. Adesso che sei uno scrittore ti chiedo quanto hai messo delle tue passate esperienze nel personaggio di Contrera?
Se ho messo qualcosa di me nel personaggio relativo a quel periodo, l’ho fatto inconsciamente. So per certo però che la frustrazione e la tragicommedia insita in quei lavori ha modificato la mia percezione delle cose, per cui anche nella mia scrittura e nelle specifico in Contrera questo si nota.

Facciamo un passo indietro. Nel tuo libro “Mia sorella è una foca monaca” il protagonista non aveva nome, non amava le relazioni famigliari, era un tipo contro. Dopo qualche anno hai creato Contrera, che invece ha un cognome ma non ha un nome e allo stesso tempo non riesce a mantenere delle relazioni stabili. Possiamo dire Contrera sia un po’ il fratello maggiore di quel tuo primo personaggio?
I personaggi di uno scrittore, soprattutto quelli principali, tendono ad avere un humus comune. Non potrebbe essere altrimenti, dato che è la stessa mente a crearli, col proprio bagaglio emotivo, culturale, narrativo.

Ritorniamo ad oggi. Terza indagine di Contrera totalmente ambientata a Torino, più precisamente a Barriera di Milano, storico quartiere di operai. Il detective vive il quartiere, lo sente sulla pelle, ma in alcuni momenti ha sempre la necessità di scappare via. Credi che Contrera possa mai allontanarsi dalla realtà in cui vive e dove è fortemente radicato? Possiamo aspettarci, in un futuro, un Contrera in trasferta?
Per il momento ho intenzione di obbedirgli, e mi pare che voglia restare a casa, tra la gente e i posti che conosce. Contrera, anche per assonanza nel nome, è figlio di Barriera, e quel quartiere fa da sfondo alla sua vita e alle sue indagini. È nato per stare lì. Ma chissà. Tutti andiamo in trasferta, prima o poi.

Questo bisogno di fuggire è nel personaggio di Contrera fin dalla prima indagine. Scappare è anche una metafora del senso di disagio che il personaggio vive nei confronti di sé stesso e di chi cerca di stargli vicino?
Penso che con una parte di noi stessi tutti a volte desideriamo essere altrove, in una vita parellela a fare cose che ci piacciono di più con altre persone, altri mestieri, altre speranze e aspettative. Contrera a un certo punto voleva scappare in Costa Rica, senza nemmeno sapere bene dove fosse. Direi che è un fuggitivo di natura, ma la realtà lo riporta sempre coi piedi in Barriera, a confrontarsi con ciò che ha o ciò che ha perduto.

Oltre al caso di omicidio il detective si trova a fronteggiare una Ronda cittadina organizzata contro gli stranieri. Contrera è perfettamente integrato con le comunità straniere (forse fa più difficoltà ad integrarsi con quella italiana) e prova a mediare tra la Ronda cittadina e gli stranieri di Barriera. Non sveliamo come va a finire. Credi che sia possibile nella nostra società mettere da parte il populismo e puntare a un modello sociale fatto di vera integrazione?
No. Lo dimostra la situazione politica, quella sociale. L’Italia non ne vuole sapere di accogliere. Per uno a favore dell’integrazione, ce ne sono cento contrari. E’ la solita brutta tendenza che abbiamo a temere l’Altro da noi, anche se gli assomigliamo più di quanto riusciamo a credere.

Contrera, è un ottimo investigatore ma un padre assente, sa pochissimo della figlia e convive con il fantasma di suo padre (morto suicida). Ad un certo punto Contrera dice: “Insomma: perché ai figli è concesso sbagliare e ai genitori no”? Ecco, ti chiedo, gli sbagli dei genitori condizionano la vita dei figli?
E’ possibile. Ma dipende sempre da quello che intendiamo per sbaglio. Un errore di un genitore viene percepito diversamente a distanza di anni. La rabbia lascia il passo alla comprensione. E a volte capita l’esatto contrario. Ha a che fare con la propria indole. Contrera ha avuto un padre straordinario ma proprio per questo ingombrante. Come genitore lui è solo ingombrante.

Contrera nella sua indagine non usa mai la tecnologia. Come accade anche per altri investigatori, nelle tue pagine non troviamo riferimenti a moderne tecniche di investigazione o a ricerche sulla rete. Contrera non usa social e ha un telefono a cui normalmente non risponde. Si affida solamente al suo fiuto. Di contro, quanto è importante per uno scrittore avere una finestra sui social?
Molte scene che un tempo venivano caratterizzate da un incontro/scontro, ora sono condizionate dal telefono cellulare. Per questo motivo occorre oggi più che mai creare un personaggio interiormente dinamico, perché l’azione è er forza di cose diminuita per via delle nuove tecnologia, e certo non puoi eliminare queste ultime dalla storia se non vuoi risultare fuori dal tuo tempo. Per quel che riguarda la mia vita social è caratterizzata da buoni incontri e molto cazzeggio.

In questo romanzo al lettore attento non sfuggiranno le molteplici citazioni cinematografiche. Ci sono possibilità di vedere le storie di Contrera in tv?
I romanzi sono stati opzionati da Lucky Red. Non so cosa succederà, se la serie verrà mai realizzata. Penso che sarebbe divertente vederlo in tv, anche se quello è un altro mondo rispetto alla narrativa.

Il lettore al termine di questo romanzo con ansia inizia a pensare a cosa succederà nella prossima indagine. Stai già lavorando ad una nuova storia?
Sì.

Ultima domanda. Contrera… e di nome?
Non mi ricordo…

MilanoNera ringrazia Christian Frascella per la disponibilità

Mauro Grossi

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