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Mario Mazzanti, Mario Martucci
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Leone
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Bella l’accoppiata quella dei due Marii: Mario Mazzanti e Mario Martucci per un thriller concepito quasi per scommessa, durante un pranzo sulle rive del lago di Como, mi pare di ricordare.

Vi segnalo che la principale occupazione di Mario Mazzanti, che per altro ha buona critica come scrittore, è fare il medico chirurgo in provincia di Bergamo. Ma, sappiamo tutti che in Italia scrivere romanzi sembra quasi un hobby e permette solo a  pochi di mangiare tutti i giorni. Mario Martucci, che invece fa il consulente d’azienda a Milano e nel ’68 era soprannominato Manina, fu uno degli esponenti di punta del movimento studentesco, ma soprattutto inventò i «Katanga» un servizio d’ordine studentesco duro ma  ben organizzato ed efficiente, che forse ci vorrebbe  anche al giorno d’oggi  per tenere alla larga i più violenti dalle manifestazioni.

Beh i due Marii hanno preso uno shacker, hanno mischiato certi ricordi ed esperienze di Manina alla creatività e al ritmo di Mazzanti e ne è nato un libro divertente, che si ride addosso, ma allo stesso tempo dice e cerca di spiegare tante attuali verità che purtroppo non si possono ignorare.

La quarta di copertina recita: Uno spietato assassino. Un intrigo internazionale. Un thriller  ironico e avvincente. Fatele fede. Gli ingredienti ci sono tutti e funzionano.

Comunque due parole sulla trama. Un duplice delitto che vede come vittime un transessuale e un professionista della cosiddetta Milano bene. Tutto porterebbe  alla soluzione a portata di mano, pardon  di treno, di un omicidio per gelosia, seguito da un suicidio. E invece  il commissario Benni ex tiepido sessantottino e  fumatore incallito annusa puzza di bruciato. C’è qualcosa nella personalità del professionista morto che non quadra e suggerisce strani affari internazionali, con l’interferenza di servizi segreti. Ma i morti ammazzati aumentano, ci scappa anche il politico di punta e Benni si trova coinvolto in giochi pericolosi che arrivano fino a Mosca e più in là toccando le riserve russe di gas naturale.  Certi segreti scottano e a tutti conviene che restino segreti. I servizi buoni o cattivi che siano, impazzano, mentre i superiori di Benni cercano di buttarlo fuori dal gioco. Con della splendide comparsate celate da pseudonimi che quasi parlano, il romanzo varca i confini milanesi e nazionali, in un pericoloso crescendo fino alla fine.

Spiritoso e dissacrante. Senza  poi dimenticare  “il gran bel culo” di Angela come lo definisce sempre il commissario Benni.

Patrizia Debicke

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