Giochi cattivi



Massimo Donati
Giochi cattivi
Feltrinelli
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Per Feltrinelli, è da pochi giorni sugli scaffali delle librerie “Giochi cattivi”, secondo romanzo di Massimo Donati. Un thriller cinematografico, se proprio dovessimo etichettarlo, che “Milano Nera” consiglia ai propri lettori. Ambientato sulle montagne di Trento, narra le vicende di due ragazzini che giocano anche in maniera pericolosa, da lì il titolo, a fare i grandi e a superare le loro paure. Trent’anni dopo – il romanzo è idealmente diviso in due parti – uno dei due, Roberto, appassionato d’arte e figlio del proprietario di una casa editrice, è costretto a tornare in quei boschi di frontiera e nella casa natia per sistemare l’eredita e, soprattutto, risolvere un nodo del passato. Fin qui la storia. Nel 2013 per Donati l’esordio con Mondadori. “Diario di spezie”: un thriller anomalo, che non aveva forse riscosso molto successo di vendite, ma che a me era piaciuto molto. In questo secondo romanzo, ritrovo i due punti forti dell’autore milanese: ancora una volta una trama originale, ancora una volta accompagnata da un accurato utilizzo della lingua italiana. La qualità globale è superiore alla media. Forse manca ancora un po’ di mestiere (Donati è del ’73, è anche regista di cinema e teatro). Di certo, aver lasciato passare 5 anni dal primo libro è un (altro) punto a suo favore. Dimostra, così, di non seguire quel treno uscito dai binari che è l’editoria del nostro paese, dove ogni giorno si pubblicano alcune centinaia di libri. Che ovviamente rimangono poi invenduti. “Giochi cattivi” è anche il racconto del rapporto padre-figlio. Se fosse una canzone suonerebbe come “Santamaria” di Canova. Voto: 7.

 

Alessandro Garavaldi

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