Gli eredi



Wulf Dorn
Gli eredi
Corbaccio
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Un inizio con una delle più classiche ambientazioni horror: notte, una strada buia, tortuosa, il buio squarciato da tuoni e lampi e intorno solo campi deserti e case abbandonate.
Una corsa folle e disperata verso qualcosa di ignoto e di pericoloso.
Torna Wulf Dorn e non ha paura di cambiare e stupire con una storia completamente diversa dalle precedenti.
Quello che viene definito “ il re dello psychothriller” ci regala un storia che ha una visione ancora più ampia: dai libri psicologici incentrati sul “singolo”, seppur con problematiche comuni come per esempio la morte e l’abbandono di “ Incubo”, con “Gli eredi” passa  a un tema di respiro globale. Una favola nera, nerissima, sporca di sangue e orrore. E’ una specie di favola di Hänsel e Gretel vista da un punto di vista diverso.
E come ogni favola che si rispetti nasconde una morale,che si può tradurre in: consapevolezza , responsabilità e rispetto.
Il punto di partenza è una legge tanto vera quanto sottovalutata: tutto quello che facciamo provoca una reazione, con conseguenze spesso inimmaginabili.
Dorn invece una conseguenza se la immagina eccome e costruisce una storia nella quale, dietro il classico vestito da thriller con brividi, colpi di scena e twist inaspettati, spuntano considerazioni psicologiche ,etiche e ecologiche. Un libro ricco di metafore, di spunti di riflessione e di suggestioni.
Un romanzo dove è chiaro come a volte il progresso possa portare al regresso, perché la paura sveglia l’istinto, la parte animale di ognuno di noi, quella portata alla sopravvivenza, a ogni costo.
Il pericolo porta allo scoperto la nostra coscienza primitiva, non filtrata da regole e da buonsenso, non “educata”. E le conseguenze possono essere tragiche…
E questo è il messaggio portato dal libro, l’insegnamento nascosto tra le righe: attenti alle conseguenze! Il mondo attuale deve pensare seriamente al futuro, all’ eredità che verrà lasciata ai nostri figli e nipoti.
La noncuranza e il rimandare sono sinonimi di colpevolezza. . Sempre.
Il Carpe diem è simpatico e piacevole ma non sempre è la soluzione migliore in una prospettiva che guarda al futuro, agli Eredi.
La struttura adottata da Dorn è quella del racconto nel racconto, i fatti salienti vengono riferiti in un interrogatorio dall’unica testimone dei fatti.
Questa è una parte che sarebbe stato facile scegliere di raccontare con una prima persona, una soggettiva dell’orrore, che però avrebbe implicato un prendere posizione da parte dell’autore, che invece rimane con noi, con i lettori, narratore e allo stesso tempo spettatore.Non si eleva e non si sottrae, conscio di essere parte della storia narrata e del messaggio contenuto.

Cristina Aicardi

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