Gli oscillanti – Claudio Morandini



Claudio Morandini
Gli oscillanti
Bompiani
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C’è un ricordo in fondo alla memoria di una bambina che parla di una canzone. E nonostante passino gli anni, questa musica sedimenta, prende forma e un giorno torna a farsi sentire con prepotenza. Un ricordo che fa muovere scelte, inclinazioni, i nostri desideri. La protagonista de Gli oscillanti, il nuovo romanzo di Claudio Morandini, uscito per Bompiani, fa esattamente questo. A Crottarda ci arriva, o meglio ci torna proprio perché lì ricorda di aver sentito, da bambina, alle prime luci dell’alba, fuori dalla stanza della pensione in cui trascorreva le vacanze con i suoi genitori, dei richiami. Ogni mattina attendeva il momento in cui, vicino e lontano, questi suoni iniziavano a riecheggiare lungo la valle. A chi appartenevano quelle voci? Scoprirà che quei canti, quelle melodie erano il modo di comunicare utilizzato dai pastori. Un vero e proprio dialogo dal fascino unico. Canti sui quali oggi, come etnomusicologa, ha deciso di incentrare la sua ricerca universitaria con lo scopo di catalogarli, trascriverli, registrarli. Per questo motivo, scesa dalla macchina del suo compagno, non ha timori: Crottarda è il luogo giusto dove iniziare il proprio progetto. Tuttavia, lo sappiamo bene, nulla resta immutato nel tempo, né i luoghi tanto meno le persone. Crottarda oggi è un borgo pressoché spopolato, all’ombra della montagna, in cui gli abitanti si divertono a spaventare chi per errore si ferma a Crottarda per una breve sosta, forse proprio attirato da quella sorta di decadenza. All’arrivo a Crottarda, il sole è già passato oltre, le case sono quasi in rovina come l’albergo in cui aveva soggiornato, viene accolta con alcune riserve e scoprirà come l’ironia sui generis dei suoi abitanti non sempre potrebbe trovarci preparati. Alloggerà in una casa del borgo, nella quale, oltre alla proprietaria vive Bernardetta, una giovane ragazza incontenibile. Senza filtri. Dai sentimenti spietati. Tanto amore, quasi morboso quello che riflette, quanto il desiderio di odio quando le cose prendono pieghe indesiderate. Fra Bernardetta e la protagonista si costruisce un patto non detto, un’amicizia che va oltre la scontrosità della ragazza, oltre il bisogno di dialogo, di lasciar vagare i propri sogni. Bernardetta sembra avere qualche segreto di troppo, confida alla protagonista ciò che popola le sue fantasie, che alle volte appaiono così reali. Bernardetta vive senza riserve, a contatto con il bosco, la montagna, i pastori e la loro quotidianità. Se a Crottarda ci arriva per fare delle ricerche, la protagonista del romanzo ben presto si ritroverà avvolta dall’animo di questo borgo, in perenne lotta con Autelor, il villaggio baciato dal sole e inizierà a percepire anche qualcosa di sinistro. Anche se al suo arrivo tutti parevano entusiasti dalla sua intenzione di scoprire antichi canti, nel giro di qualche giorno le ombre riveleranno tutto il loro potere. L’umidità che cresce sui muri e all’interno delle case diventa viva, vibrante e con lei parlano i suoi abitanti; l’alcol quale rifugio per la propria disperazione; l’ombra che avvolge ogni cosa gettando il borgo in un grottesco paesaggio che oscilla fra il freddo notturno e l’ancestrale richiamo che proviene dai boschi. Cosa saremmo disposti a fare perchè nessuno possa scoprire i nostri segreti? E dietro di loro che cosa si nasconde di così terribile? A Crottarda c’è un canto che prende la via del vento e che si aggira per i vicoli e fra le case in rovina. La protagonista incontra nel suo soggiorno a Crottarda, la diffidenza, l’indifferenza e lo scherno che si riserva a chi viene da fuori. Una forma di difesa, si direbbe, se non fosse che questa corazza dietro la quale si trincerano i pastori, gli abitanti, il sindaco e il parroco (anche se cerca di essere una voce fuori dal coro), inizia ad avvolgere e imbrigliare la protagonista. Gli oscillanti, oscillano appunto fra sentimenti di solitudine, che ci spaventa, ma con la quale si impara a convivere; di diffidenza verso chi arriva da lontano; di rabbia e di impotenza, forse quelli più forti, che serpeggiano perché ci si sente impreparati a cambiare ciò che non ci piace, perché sempre si è fatto così e allora cosa ti salta in mente di cambiare l’ordine delle cose?  Le ricerche la porteranno nel bosco, sugli alpeggi, nelle doline che inghiottono qualunque cosa nel villaggio, dai quali torna con un senso di vuoto, di sconforto e di pericolo che non farà altro che accentuarsi. E qualcosa, alla fine, si cela nel bosco, fuori le case, di notte e quel canto a lungo cercato, sembra rivelare che fra l’uomo e il suo passato non tutto sembra interrotto. Tuttavia, come un profondo malessere la cecità dei luoghi insidieranno la protagonista, che dovrà fare i conti con una realtà che le sfugge. Non c’è ricerca, registrazione, sintesi che possa dare sempre una risposta ai nostri quesiti. A Crottarda, la forma cambierà la sostanza, fino a quando la protagonista non sarà disposta a fare luce, su ciò che la circonda. 

Paola Zoppi

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