I cospiratori – Un- Su Kim



Un-Su Kim
I cospiratori
HarperCollins
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L’assassinio su commissione è al centro di un organismo perfetto: dalla domanda allo smaltimento del cadavere, gestito come se fosse una filiera aziendale. A volte talmente ricercato, eccessivo, esasperato da risultare persino comico, pur trattandosi di un umorismo feroce.
In questo noir il cospiratore è la figura, anonima, che stipula il contratto. Il pianificatore detta il piano dell’assassinio ed istruisce i più pericolosi criminali della città, gli esecutori.
La scrittura de I cospiratori è veramente superba: i dialoghi caratterizzano alla perfezione i personaggi, la ricerca del dettaglio fa sì che la scena si materializzi davanti ai nostri occhi in tutti i suoi particolari e ne sottolinei ancor più la crudezza.
Ma in mezzo a tanto sangue e tanta efferatezza i richiami a riflessioni più profonde sono diversi.
Raeseng è il personaggio principale, cui finiamo per affezionarci un po’, non fosse altro perché dopo anni di “onesta” professione senza porsi domande ma essendo solo un mero ed infallibile esecutore, si ritrova – a sua volta – nella lista nera.
Vien da dire che in questo libro non ce n’è uno a posto, di personaggio e che, per l’idea di giustizia che si forma spontanea nel lettore, l’espressione “ chi la fa l’aspetti” calza a pennello.
Ma per Raeseng, e per pochi altri, un occhio di riguardo ci vuole!
Ci suggerisce delle riflessioni: offre rimandi ad un periodo politico storico per noi lontano e sconosciuto (il colonialismo giapponese e la guerra in Corea), facendoci venire voglia di saperne più.
Un mondo dove era più semplice liberarsi di un nemico, rispetto ai giorni nostri, dove albergano, comunque, violenza e corruzione, sebbene mascherate.
Raeseng ci fa sorridere quando non perdona ad Achille di essersi protetto il petto ma non il tallone, domandandosi come potesse essere stato così idiota.
Ci induce ad essere più indulgenti quando salva dal rogo alcuni libri; prova ad intenerirci quando si preoccupa per il futuro della sua coppia di gatti siamesi.
Ed è proprio la sua vicenda umana che ci tiene lì; il killer che sin da bambino è cresciuto in una biblioteca, senza lettori.
Il killer che non si interroga mai e che ha sempre eseguito tutto secondo i piani fino a quando un suo cambio di programma – che pareva insignificante – inverte il meccanismo dell’ingranaggio ed innesca una serie di eventi e di domande sul senso della vita.
Rimanere una semplice pedina sulla scacchiera, mossa a piacimento, o diventare padrone della situazione?
Domande che non si era mai posto, benché non costassero nulla.
Ed alla fine l’immagine che lo accompagna è quella di una vita da vigliacco, perché è vigliacco chi non si è mai chiesto che cosa amasse davvero.

Marinella Giuni

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