I figli di odino



Harald Gilbers
I figli di odino
Emons
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I figli di Odino, L’ex commissario Oppenheimer e la fine del Reich
I figli di Odino è il secondo romanzo della trilogia di Berlino che l’autore, Harald Gilbers, ha ambientato nei mesi precedenti la caduta del regime nazista. La vicenda si svolge, dopo un breve prologo nei dintorni di Auschwitz, nella capitale tedesca nei primi mesi del 1945, quando gran parte del popolo – ormai conscio del fallimento del sogno hitleriano di creare una nazione germanica sovrana dell’intera Europa – paventa ogni giorno di più l’imminente arrivo delle “truppe di Stalin” nelle vie di Berlino.
Per tre quarti del giorno manca la corrente elettrica, i generi alimentati scarseggiano e quelli che vengono venduti sono solo dei surrogati, e più volte nell’arco di una giornata i bombardamenti degli Alleati, oltre a distruggere parti consistenti della città, costringono i berlinesi a seppellirsi come ratti nei rifugi sotterranei per aver salva la vita. La situazione è così tragica che molti si stanno preparando, in vista dell’arrivo dei russi, a suicidarsi.
In questo clima apocalittico, viene commesso un cruento omicidio. La vittima è un capitano delle SS: Erich Hauser. L’uomo, dopo essere stato avvelenato, è stato decapitato e gli sono state mozzate la mani. Queste ultime vengono ritrovate in un cortile vicino alla sua abitazione, ma della testa non vi è traccia.
Ma chi è Hauser e chi può averlo assassinato, quale movente può essere all’origine di questo assassinio? Trattandosi di un capitano delle SS, è la Gestapo a farsi carico dell’indagine e ad arrestare, dopo poche ore , Hildegard von Strachwitz detta Hilde, la moglie separata del capitano. La donna, secondo alcune testimonianze, sarebbe stata l’ultima a vedere vivo Hauser e, a peggiorare le cose, sembra che tra i due abbia avuto luogo una violenta lite.
La ex moglie viene immediatamente incarcerata e, tramite il suo avvocato, chiede aiuto a Richard Oppenheimer. Questi (già protagonista di Berlino 1944 , primo romanzo della trilogia) è un ebreo, ex commissario della polizia criminale della capitale, che proprio Hilde ha aiutato a sfuggire alla deportazione, dandogli una nuova identità. La donna, poco prima della scoperta dell’omicidio, era entrata in possesso di alcuni documenti che dimostravano come l’ex marito, ad Auschwitz, si fosse reso colpevole di esperimenti medici sui prigionieri del campo. Questo, forse, il motivo all’origine dell’alterco tra lei e la vittima; ma quei documenti, conservati nell’ufficio dove Hilde svolgeva la sua attività di medico, rischiano di diventare la prova definitiva della sua colpevolezza, dimostrando il possibile movente dell’omicidio del capitano delle SS.
Oppenheimer è incaricato quindi dall’amica di trovare e distruggere quel pericoloso materiale, ma l’uomo – che ben conosce il destino che attende Hilde, non può esimersi di iniziare una sua personale indagine che la scagioni da quell’accusa. Anche perché la pena prevista per i colpevoli di omicidio, nella Berlino di quegli anni, è la pena di morte, “somministrata” per mezzo di ghigliottina – sotto il regime nazista, ci racconta Gilbers, ve n’erano in attività ben venti, che però erano chiamate “lame di Tegel” per evitare qualsiasi francesismo.
A questo punto della trama, il lettore incontra degli equivoci personaggi. Fanno parte di una confraternita, un gruppo settario che ispira il proprio credo alla divinità nordica di Odino. Per questo misterioso gruppo esoterico Odino è colui che la Chiesa cristiana ha poi chiamato Gesù, deformandone il messaggio che in realtà era: Dio non ha alcuna compassione per gli ultimi e i deboli, perché ama soltanto i forti. L’autore ci descrive in dettaglio questi folli visionari che considerano Adolf Hitler una sorta di figura intermedia che sta preparando l’avvento del Messia Odino.
Ma ciò che appare più inquietante è che uno di questi individui sembra essere il responsabile della morte del capitano Hauser. Questa scoperta però non getta luce sul movente dell’omicidio che Oppenheimer deve scoprire.
I figli di odino è un noir dalle tinte fosche che ci precipita in uno dei periodi più cupi della storia dell’umanità. Difficile seguire la vicenda “gialla” senza essere ricondotti di continuo all’orrore con cui l’ideologia nazista cercò di soffocare l’Europa e le esistenze di milioni di persone; quell’aberrante ideologia che, in nome della supremazia di una presunta razza eletta, oltre a scatenare gli orrori della Seconda guerra mondiale, con i suoi lutti incancellabili, segnò per sempre la coscienza del popolo tedesco.

Flaminia P. Mancinelli

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